ma allo stesso tempo sostengono che quanto è successo anche recentemente sia una responsabilità del sindaco e presidente dell’Ati Francesca Valenti. Sono gli ex consiglieri saccensi Bono, Milioti, Cognata, Monte, Maglienti, Caracappa, Bentivegna, Santangelo e Mandracchia che ritengono, invece, legittime le perplessità manifestate in questi giorni da quei comuni e quei soggetti politici che chiedono il rispetto delle norme sulle procedure, senza mettere in dubbio il principio dell’acqua pubblica. Ricordano, gli ex consiglieri di opposizione, che quando il consiglio comunale di Sciacca venne chiamato ad approvare lo statuto dell’Azienda Speciale Consortile, il sindaco Valenti non ritenne di accogliere la richiesta di esaminare, prima, il piano economico finanziario della costituenda azienda speciale consortile. Ci venne risposto che sarebbe stato prodotto unitamente all’approvazione dell’atto costitutivo dell’Azienda. Ebbene, aggiungono, il commissario nominato dalla regione ha diffidato nel mese di marzo tutti i comuni della provincia, già per ben due volte, compreso il comune di Sciacca, per approvare l'atto costitutivo e procedere quindi alla costituzione dell'azienda speciale consortile senza che sia preventivamente valutata la convenienza economica finanziaria alla costituzione come prevede il Testo Unico delle Società Partecipate. Insomma, per gli ex consiglieri firmatari oggi della nota, il problema non sta in capo a chi manifesta dubbi e perplessità, come nel caso del Consiglio Comunale e dell’amministrazione di Agrigento. Gli ex consiglieri Bono, Milioti, Cognata, Monte, Maglienti , Caracappa, Bentivegna, Santangelo e Madracchia, evidenziano infine che la provincia di Agrigento non ha risorse idriche proprie a sufficienza e il nuovo gestore del servizio idrico dovrà comprare circa 60% dell'acqua necessaria da siciliacque spa, titolare dello sfruttamento dei grandi invasi in Sicilia. Di conseguenza, sostengono, la nuova gestione in provincia non sarà affatto acqua pubblica a tutti gli effetti e non è affatto accertato che vi saranno economie e quindi diminuzioni di tariffe come tutti immaginano. Il vero nodo, concludono, è la gestione privatista di siciliacque e dei grandi invasi siciliani, ed è lì che ci si dovrebbe concentrare e fare le battaglie presso le istituzioni regionali affinché si trovi la soluzione e si torni realmente a una ripubblicizzazione delle acque.