ricordato dalla Chiesa e dalla comunità dei fedeli. Ieri mattina alla Cattedrale di Agrigento la celebrazione di beatificazione dinanzi una ristretta platea di autorità, stampa e clero. A presiedere la funzione religiosa il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, insieme al cardinale don Francesco Montenegro. Non ci sono reliquie di quel che resta del corpo del Servo di Dio Rosario Livatino, ma è stata mostrata, all'interno di una teca trasparente, la camicia azzurra sporca di sangue indossata nel momento del martirio del giovane magistrato, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990, 31 anni fa. La reliquia resterà visibile all'interno della Cattedrale di Agrigento anche nelle prossime settimane. Un volto sereno, consapevole della propria fede, con la mano che poggia sopra i libri del Codice Penale e del Vangelo: così è stato raffigurato dall'Arcidiocesi di Agrigento.
L'omelia del cardinale Semeraro è ruotata interamente attorno alla parola chiave della storia del giudice Livatino, ossia “credibilità”.
Al termine della celebrazione eucaristica, trasmessa in diretta su Raiuno, i cardinali Semeraro e Montenegro, l'arcivescovo coadiutore Damiano ed i sindaci di Agrigento e Canicattì si sono recati in preghiera sulle tombe del beato Rosario Livatino e del giudice Antonio Saetta e del figlio Stefano.