Rispetto a mercoledì scorso si tratta di un incremento del +164%. Istituita anche una nuova zona rossa nel comune di Riesi e prorogata quella già in vigore a Mazzarino. Con Piazza Armerina, diventano così tre le zone rosse nell'Isola. E così la Sicilia è attualmente seconda per numero di casi dietro la Lombardia, ma è prima per decessi: 10 le vittime del virus. A preoccupare è anche il numero dei ricoverati ( in crescita ) e dei vaccinati ( ancora basso). Secondo quanto emerge dal monitoraggio della Fondazione Gimbe, tra i dieci ricoverati in provincia di Agrigento ( di cui tre in terapia intensiva), sei soggetti non sono stati vaccinati. Dei restanti quattro, tre hanno ricevuto soltanto la prima dose ed uno entrambe le dosi. La vaccinazione, in Sicilia, continua, infatti, ad andare a rilento. La percentuale di popolazione immunizzata con ciclo completo è del 38,9%, a cui di si deve aggiungere un ulteriore 15% che ha avuto somministrata solo la prima dose. Si guarda in particolare agli over 80: per questa fascia di popolazione, 77,9% ha avuto sia la prima che la seconda dose, il 4,9% solo la prima. La popolazione di 70-79 anni con ciclo completo è il 68,1%, più il 12% solo con prima dose. E la percentuale di immunizzati scende man mano con l’età.
È anche per questi numeri che la Sicilia potrebbe, a breve, tornare in zona gialla. Ad incrementare il numero dei contagi, sono anche anche gli arrivi, nell’Isola, da quei Paesi in cui il virus circola ancora di più. Il Presidente della Regione, Nello Musumeci, con la nuova ordinanza prova, così, a correre ai ripari, obbligando a fare il tampone a chi arriva da Malta o vi ha soggiornato nei 14 giorni precedenti. Stesse misure di prevenzione sono già previste da una precedente ordinanza regionale per chi proviene da Spagna e Portogallo e, come disposto a livello nazionale, dai paesi extra europei India, Brasile, Bangladesh e Sri Lanka”.
Il governatore ha dichiarato, infatti, di preferire dei divieti facilmente applicabili rispetto, ad esempio, alle tanto discusse decisioni assunte in Francia per contrastare il diffondersi del virus che impongono l’utilizzo della certificazione verde anche nei ristoranti, al cinema o sui trasporti. « Il modello “francese” - ha detto Musumeci - non mi convince del tutto, perché sono contrario a prevedere misure che non possono essere assicurate da adeguati controlli. Parliamo di cose fattibili – ha continuato il presidente della Regione - credo sia più logico tutelare i servizi essenziali e monitorare gli ingressi in Italia ed in ciascuna Regione, estendendo il green-pass alle attività sociali dove esistono grandi assembramenti e dove i controlli possano essere davvero effettivi ed efficaci».
Ma c’è chi, intanto, fa da sé, nell’agrigentino. Due tra i più noti locali di San Leone, hanno annunciato che a partire da oggi apriranno le loro porte (nelle ore serali) esclusivamente a chi è in possesso dell’ormai nota “carta verde”, del tampone o del certificato che attesta di aver già contratto il virus.