il Consiglio Europeo ha approvato il pacchetto che, tra le altre misure prevede lo stop della pesca a strascico a partire dal 2030. Solo l’Italia con il Ministro Lollobrigida ha votato contro il provvedimento, sostenuto invece dagli altri 26 paesi. Il governo italiano si è opposto alle conclusioni del Consiglio Europeo evidenziando come le misure previste vada a colpire in maniera grave e ingiustificata un settore strategico per l’economia siciliana.
La pesca a strascico rappresenta il 20” della flotta totale pescereccia, con 2100 unità, 7 mila lavoratori, il 30% degli sbarchi e il 50% dei ricavi. In Sicilia, poi, rappresenta la fetta maggiore del pescato, con 15 mila tonnellate di resa e ricavi per 134 milioni di euro. Bloccare la pesca a strascico nell’isola, vuol dire cancellare l’intero settore, hanno evidenziato le organizzazioni di categoria. A Sciacca su 120 imbarcazioni, sono 75 quelle che praticano la pesca a strascico.
Un vero e proprio allarme, dunque, quello che si è generato nel comparto e che ha portato la classe politica regionale e nazionale a sostenere le esigenza delle marinerie italiane esprimendo netta contrarietà al Piano d'Azione dell’Unione Europea. L’auspicio è che la Commissione europea tenga conto della posizione dell’Italia perché il piano così come elaborato, ribadiscono le organizzazioni di categoria, rischia di mettere fuori gioco gran parte della pesca italiana. Oltre allo stop della pesca a strascico ad essere contesttare sono le reti dalle maglie più ampie, l’obbligo di pescare più lontano dalla costa, una diversa composizione delle attrezzature e taglie "minime" dei pesci.
Una politica della pesca sostenibile, così viene rappresentata a Bruxelles, che però avrà pesantissime ripercussioni per gli operatori del comparto che, inevitabilmente, proseguiranno le azioni di protesta.