È quanto rivela l'ultimo report di First-Cisl elaborato dalla Fondazione Fiba su dati di Banca d'Italia, Istat ed Eurostat. Report da cui si evince che nei primi 9 mesi del 2023 sono stati chiusi altri 635 sportelli. Sono adesso più di quattro milioni gli italiani che risiedono in comuni mancanti di servizi bancari, 6 milioni quelli che vivono in comuni dove è presente solo una filiale. Soffrono l’assenza di assistenza pure le imprese. Oggi sono ben 250 mila.
In Sicilia le cose non vanno certamente meglio: ai vari deficit economici, sanitari, infrastrutturali si aggiungono quelli finanziari. La desertificazione bancaria oggi sfiora il 20% del territorio siciliano. Nella nostra regione sono adesso 353mila le persone che vivono in comuni senza filiali bancarie, cui vanno ad aggiungersi altri 465mila cittadini residenti che hanno a disposizione appena uno sportello. Sul fronte delle imprese negli ultimi 12 mesi sono ben 2.200 quelle rimaste prive di filiali bancarie, il totale adesso è di 18 mila aziende, mentre altre 25 mila operano in territori serviti da una sola agenzia, e adesso temono di trovarsi prima o poi sprovviste anche loro di punti operativi.
Per gli istituti di credito, che decidono di chiudere, non sembra contare la popolazione residente, perché l’azione di disimpegno non si concede pause lasciando intere comunità senza banche. E’ il caso di Aci San Sant’Antonio o Santa Flavia. Non stanno meglio città più popolose come Aci Catena o Tremestieri Etneo che possono contare sulla presenza di appena un’agenzia. L'indicatore provinciale di desertificazione bancaria indica, tra i territori dove le banche hanno chiuso più sportelli, quelli di Messina ed Enna, seguite a ruota da Palermo e Agrigento. Vanno meglio le cose tra Ragusa e Siracusa. La Sicilia è comunque quart’ultima nel rapporto abitanti/sportelli. Oggi ci sono 23 filiali disponibili per ogni 100mila abitanti. Quart’ultimo posto anche per l’utilizzo dei sistemi digitali. Sono 33 i siciliani su 100 che utilizzano internet banking.
"Per contrastare un fenomeno che ha gravi ricadute sociali – dice il segretario generale First Cisl Sicilia, Fabrizio Greco – il governo inserisce nella legge di bilancio la possibilità di prelievo dai Pos degli esercizi commerciali nei piccoli comuni. Come ha osservato il nostro segretario generale Riccardo Colombani francamente non ci sembra la strada giusta perché comporta rischi di legalità da valutare attentamente. Peraltro, pure le associazioni di categoria dei commercianti hanno manifestato la loro contrarietà rifiutando l’idea che possano diventare bancomat. Il servizio bancario è fondamentale soprattutto in una regione come la Sicilia, caratterizzata da alta presenza di anziani e da aziende che fronteggiano mille difficoltà logistiche. E’ utile pensare piuttosto ad una serie d'incentivi economici a vantaggio delle territorialità. Il ruolo sociale delle banche è in costituzione. Come First Cisl ribadiamo la necessità di Osservatori regionali sull’attività bancaria”.