che stabilisce la presenza in mobilità, a turno, di un oncologo proveniente dagli ospedali di Agrigento e Canicattì verso l'ospedale di Sciacca. Nulla naturalmente impedisce che il provvedimento subirà una proroga. È questa, quanto meno, la speranza odierna dei pazienti e dell'unico medico disponibile al "Giovanni Paolo II", il dottor Domenico Santangelo. Il quale, pur condividendo le rivendicazioni dello sciopero generale odierno indetto dal comparto medico a livello nazionale, non si è voluto astenere dal lavoro. Se lo avesse fatto l'unità operativa avrebbe subito uno stop che, ovviamente, non ci si può permettere, soprattutto in ragione della particolare fragilità dei pazienti che hanno bisogno di assistenza.
La carenza di personale medico è generalizzata. Quella dell'Oncologia suscita maggiore preoccupazione, che è poi quella che giornalmente gli stessi pazienti segnalano al nostro Telegiornale, come ha voluto fare personalmente la signora Cannella, che abbiamo intervistato qualche giorno fa. Pare che la direzione strategica dell'Asp stia tentando di scorrere la graduatoria dei concorrenti dell'ultimo concorso, risalente al 2021, non ancora espletato. Ma gran parte dei medici che avevano partecipato a quel bando nel frattempo hanno trovato una collocazione, e di conseguenza non sono più disponibili. Ad ogni buon conto sono partiti nelle scorse ore dei telegrammi per informarli uno per uno. Staremo a vedere se permangano eventualmente delle manifestazioni d'interesse. L'altro medico che fino a pochi mesi fa affiancava il dottore Santangelo ha lasciato la corsia dopo la pubblicazione da parte dell'Asp delle ore disponibili per l'assistenza sanitaria territoriale, e oggi si occupa di visite ambulatoriali. Una scelta che, di fatto, non sembra avere tenuto conto dei fabbisogni, destabilizzando l'organizzazione ospedaliera di tre nosocomi.
Un solo medico a Sciacca, il dottore Santangelo, è costretto a gestire contemporanemaente visite ambulatoriali, consulenze e somministrazione di almeno una dozzina di chemioterapie al giorno. Una situazione per far fronte alla quale, come dicevamo, si è organizzata una mobilità dagli altri ospedali. Cosa che, naturalmente, ha generato problemi anche nei reparti di Agrigento e Canicattì. Per non trascurare il fatto che questi medici che arrivano a Sciacca non conoscono la storia clinica dei pazienti, e di conseguenza hanno bisogno di studiarsi minuziosamente tutte le singole cartelle cliniche. Nel frattempo, dopo l'impegno annunciato in favore degli ospedali di Sciacca e di Petralia Soprana il presidente della Regione renato Schifani continua a provare a rassicurare anche la comunità di Taormina. Il caso Ortopedia, con i medici del Civico, e anche con una società fornitrice di lavoro interinale che ha permesso al dottor Salvino Bono di rientrare dopo il pensionamento, è un altro esempio limite di una situazione dove la Regione è sempre più costretta a chiedere aiuto alle strutture private. Che si definiscono private anche se ricevono contributi pubblici. Come quella discussa Fondazione Giglio di Cefalù, finita sotto i riflettori anche perché il presidente è il fratello dell'assessora della Dc di Cuffaro Nuccia Albano.
La sensazione prevalente, a quasi un mese dalla grande manifestazione di protesta che si è svolta a Sciacca, è che il governo Schifani, a poco più di un anno dal suo insediamento, non abbia considerato la Sanità come il problema più importante da provare a risolvere. E oggi, tra medici stranieri, medici in affitto e medici che lasciano gli ospedali pubblici per andare dai privati, la situazione sembra sfuggita di mano. Mentre Sciacca continua ad aspettare che vengano reclutati quei neurologi che possano fare funzionare finalmente la Stroke Unit, senza la quale il Dea di primo livello è solo una bella definizione senza contenuto.