del "Giovanni Paolo II", il dottor Domenico Santangelo, si è occupato da solo della somministrazione di ben 16 chemioterapie e di una dozzina almeno di visite ambulatoriali. Un paziente oncologico ha telefonato alla nostra emittente sottolineando la gravità della situazione e il caos dei malati in attesa di potere incontrare il medico. Situazione che il nostro Telegiornale segnala da tempo e che scaturisce dal sottodimensionamento in termini di risorse umane di un reparto che, soprattutto per la particolare vulnerabilità delle persone che vi afferiscono, rappresenta sicuramente la situazione più grave che ci sia all'interno di una struttura ospedaliera che deve fare i conti con numerose emergenze, dal Pronto soccorso all'Ortopedia, dall'Urologia alla Medicina.
Non è ancora stata rinnovata, almeno non lo era stata stamattina, la disposizione di servizio che possa quanto meno dirottare all'ospedale di Sciacca medici degli ospedali di Agrigento o di Canicattì. Quella precedente è scaduta nei giorni scorsi. E così stamattina il reparto è stato seguito esclusivamente da Santangelo. La mobilità di oncologi dagli altri nosocomi è l'unica soluzione possibile al momento a cui il manager dell'Asp Mario Zappia può fare ricorso. Oncologi che però arrivano a Sciacca in tarda mattinata e che, naturalmente, non conoscono la storia clinica dei pazienti che, evidentemente, devono studiarsi attraverso le singole cartelle. Nel frattempo il commissario straordinario per oggi pomeriggio ha dato appuntamento ai giornalisti per annunciare la stabilizzazione del personale precario per i diversi profili professionali.
Dopo la pubblicazione delle ore disponibili per le prestazioni ambulatoriali territoriali, l'Oncologia di Sciacca ha perso uno dei due medici in servizio, che ha scelto legittimamente di aderire all'avviso dell'Asp. E così il dottore Santangelo è rimasto da solo in corsia. All'ospedale di Canicattì ci sono 3 oncologi, in quello di Agrigento ce ne sono 6. Il numero di pazienti oncologici a Sciacca è pressoché uguale a quelli in cura al San Giovanni di Dio. Stando a quanto si apprende i pazienti che al momento afferiscono al "Giovanni Paolo II" sono 380, appena una ventina di meno di quelli che afferiscono al "San Giovanni di Dio". Questo fatto indica una recrudescenza preoccupante dell'incidenza delle malattie tumorali nella popolazione, che sono oggi, in termini statistici, al secondo posto subito dopo la diffusione delle malattie cardiovascolari. Una situazione che non può non indurre a riflettere sul piano generale.
Si sta concludendo un anno molto complesso per la sanità pubblica sul nostro territorio. Una complessità, fatta di criticità obiettive, che vedono il "Giovanni Paolo II" di Sciacca ancora senza qelle caratteristiche necessarie a renderlo anche praticamente un ospedae Dea di primo livello. Il crescente aumento di dimissioni di medici che decidono di lasciare le corsie delle strutture sanitarie pubbliche, è un problema che ovviamente non può ascriversi certamente all'Asp di Agrigento ma è un fenomeno generalizzato, su cui dalla Regione, a parte qualche annuncio più o meno ad effetto o accordi con strutture private, continuano a non vedersi strategie che siano chiare e definite.