L'Assemblea con voto segreto, 25 favorevoli e 40 contrari, ha bocciato il disegno di legge.
Al governo sono mancati 11 voti, quelli che una volta si chiamavano “franchi tiratori”. Al momento della votazione i presenti in aula erano 65. La maggioranza contava su 36 deputati in aula (tre gli assenti), ma a favore della norma hanno votato 25 parlamentari; l'opposizione era in aula con 27 deputati (due gli assenti), più Gianfranco Miccichè del Misto: 40 i voti contrari.
La riforma delle Province era uno dei punti del programma elettorale del presidente della Regione Renato Schifani. Subito dopo la votazione con cui l'Assemblea ha bocciato il disegno di legge, il governatore ha abbandonato l'aula parlamentare facendo rientro a Palazzo d'Orleans, sede della Presidenza della Regione. Nella stanza del governo del Parlamento regionale si sono riuniti il presidente dell'Ars Gaetano Galvagno, il vice presidente della Regione con delega ai rapporti con l'Assemblea Luca Sammartino e il coordinatore siciliano di Forza Italia Marcello Caruso.
A chiedere il voto segreto erano stati tredici parlamentari (ne servivano sette per regolamento), dodici dell'opposizione più Gianfranco Miccichè.
Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni del presidente della Regione. “A una settimana dal tonfo sul ddl salva ineleggibili il centrodestra si sgretola nuovamente sulla riforma delle Province. L’immagine del governo che fugge dall’aula subito dopo il ko è la rappresentazione plastica di una maggioranza totalmente allo sbando”. Lo dice Michele Catanzaro capogruppo Pd all’Ars dopo il voto a Sala d’Ercole sul ddl Province. Parla di “schiaffone a Schifani sulle province che non può non avere delle conseguenze il capogruppo del M5S all'Ars, Antonio De Luca. E mentre nella maggioranza la Democrazia Cristiana invoca un chiarimento, dalle parti di Fratelli d'Italia si parla di pagina triste della politica regionale.