Piero Padova e Gianluca De Leo, nei confronti di Rosalia Messina Denaro, la sorella maggiore del boss deceduto lo scorso mese di settembre.
Era stata arrestata il 3 marzo dello scorso anno con l’accusa di associazione mafiosa aggravata e ricettazione.
Rosalia Messina Denaro, detta Rosetta, è la moglie di Filippo Guttadauro, in carcere al cosiddetto ergastolo bianco, e la mamma di Francesco, il nipote prediletto di Matteo Messina Denaro, anche lui in carcere per scontare una condanna a 16 anni.
Per gli inquirenti, la donna avrebbe custodito i segreti della famiglia mafiosa e la cassa, oltre a gestire la comunicazione e la latitanza del fratello. Proprio da lei è partita l’indagine che ha portato all’arresto del boss dopo 30 anni di ricerche. Nell’abitazione di Rosalia Messina Denaro gli investigatori erano entrati il 6 dicembre del 2022 per piazzare delle cimici ma all’interno della gamba di una sedia, che pensavano di utilizzare, avevano scoperto un pizzino, il diario clinico del boss, con le date della progressione della malattia. La pista giusta è stata imboccata proprio grazie al rinvenimento di questo foglio.
Rosalia Messina Denaro, la maggiore delle quattro sorelle del boss, per gli inquirenti era il punto di riferimento per cosa nostra, non solo per il supporto alla latitanza del fratello, ma anche per la gestione degli affari. Nella sua abitazione erano stati sequestrati gioielli e denaro per un valore di 800 mila euro.
Un’altra sorella di Messina Denaro, Patrizia, era stata arrestata negli anni scorsi.
Intanto il tecnico radiologo Cosimo Leone, arrestato nei giorni scorsi per associazione mafiosa, per avere agevolato alcuni esami ( una tac) ed essere stato punto di riferimento per Matteo Messina Denaro durante la sua permanenza all’ospedale di Mazara del Vallo dove venne operato dopo la scoperta del tumore al colone, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip Alfredo Montalto. Ha invece respinto le accuse mosse a suo carico, concorso esterno in associazione mafiosa, l’operaio Leonardo Gulotta che avrebbe messo a disposizione del boss la sua utenza telefonica.
Oggi l’interrogatorio dell’architetto Massimo Gentile arrestato nei giorni scorsi in Lombardia, nel comune di Limbiate, dove si era trasferito da alcuni anni e dove lavorava occupandosi di lavori pubblici e dei progetti del Pnrr.