con una opposizione che in consiglio è maggioranza numerica, prima o poi l'ipotesi di una mozione di sfiducia nei confronti di Fabio Termine finisse al centro del dibattito politico. Ieri sera Maurizio Blò e Raimondo Brucculeri hanno formalizzato la loro proposta, dopo l'annuncio in consiglio fatto nelle settimane scorse. Una proposta indirizzata al presidente di Sala Falcone Borsellino Ignazio Messina ma contenente l'appello agli altri colleghi a sottoscrivere, integrandola, la loro mozione di sfiducia.
Un appello obbligato, soprattutto perché due sole firme non sono sufficienti per poterla depositare agli atti del consiglio comunale ai fini di un eventuale esame in aula con successiva votazione. Ce ne vogliono almeno 10, di firme. E basta solo questo fatto a riproporre la reazione degli altri esponenti dello schieramento avversario di Fabio Termine all'annuncio di Blò e Brucculeri che risale, come si ricorderà, alla seduta consiliare dello scorso 19 settembre.
Una reazione quella sera piuttosto "freddina", ma non tanto nel merito della questione, quanto nel metodo. Diversi consiglieri, da Calogero Bono ad Ignazio Bivona, sottolinearono come una iniziativa di tale portata dovesse essere costruita attraverso un percorso di condivisione politica di tutta l'opposizione, e non con quella che, in fin dei conti, rischiava di essere solo una "fuga in avanti" da parte di due soli consiglieri.
"Io i tempi non me li faccio dettare da nessuno", aveva aggiunto piuttosto infastidito Filippo Bellanca. "Ma non possiamo più assistere passivamente ad una così grave inefficienza amministrativa di questa amministrazione, e se non affrontiamo oggi il problema ne saremo responsabili anche noi": queste le parole utilizzate ieri sera da Blò e Brucculeri ieri sera. Che i tempi agli altri li hanno indicati eccome: entro ottobre i consiglieri comunali che vogliono aderire alla mozione di sfiducia dovranno far pervenire eventuali integrazioni al testo, con l'obiettivo di presentare la mozione e sottoscriverla entro la prima decade del mese di novembre. Salvo accordi diversi, naturalmente, si precisa.
Tutt'altro che "freddina" è apparsa, al momento, la risposta di Ignazio Messina alla mozione di sfiducia. Pur confermando che dal punto di vista metodologico Blò e Brucculeri avrebbero dovuto agire in modo diverso, convidivendo la proposta con tutti gli altri, durante la puntata de "L'Ospite", intervistato da Maria Genuardi, Messina ha inequivocabilmente "benedetto" l'idea di una mozione di sfiducia.
La questione adesso è argomento di discussione all'interno dell'opposizione. La politica è anche tatticismo, e non è un mistero che sul piano del confronto con la cittadinanza questa mozione, se dovesse essere portata avanti, avrà avuto l'imprimatur iniziale di due consiglieri che, eventualmente, avranno trascinato tutti gli altri, obbligandoli in qualche maniera a prendere posizione e ad essere conseguenziali rispetto alle critiche che, eppure, quotidianamente vengono rivolte all'amministrazione Termine.
Uno scenario che non a tutti forse piace. Ma tra le ragioni che inducono a dubbi da parte di qualcuno ci sarebbe anche quella di un incanalamento della città, nel caso in cui, come Blò e Brucculeri auspicano, si dovesse fare a Fabio Termine questa sorta di "regalo di Natale" anticipato, ad un lungo periodo di commissariamento prima delle prossime elezioni. Forse però una delle ragioni della fretta di Blò e Brucculeri è che se la riforma degli enti locali tuttora in discussione all'Ars dovesse essere approvata anzitempo, per sfiduciare il sindaco occorreranno non più 15 ma 17 voti, in virtù del previsto innalzamento della soglia minima aò 70%.
Dal fronte della coalizione che sostiene l'amministrazione, fino ad oggi, si è preferito osservare il silenzio. Rimane una battuta quella di Fabio Termine, che sempre a "L'Ospite" la scorsa settimana aveva detto che dopo due anni a parlare del ricorso elettorale di Messina adesso ci aspettano altri due anni a parlare di mozione di sfiducia.
Blò e Brucculeri sono convinti che questa mozione vada presentata oggi, ritenendo di avere il favore popolare, considerando che il ferro va battuto adesso finché è caldo (dal loro punto di vista, s'intende). È anche vero che se questa ipotesi non riuscisse, per diverse ragioni, a concretizzarsi, riprenderla in futuro sarà diventato probabilmente ancora più difficile.