e si sarebbe attenuata, e di tanto, la crisi idrica devastante in corso da oltre nove mesi. E invece no: l’impianto è stato abbandonato, in balia delle intemperie e dei vandali, degradato e saccheggiato. E’ una testimonianza di grave mancanza di responsabilità da parte delle istituzioni preposte, a fronte dei milioni di euro che sono stati spesi per installare a suo tempo il dissalatore. Attualmente il cancello di ingresso è aperto. Hanno forzato il lucchetto. Chiunque può entrare, come siamo entrati noi, indisturbati, anche perché non c’è nessuna vigilanza. Ovunque vi sono sterpaglie, ferri arrugginiti, cabine elettriche divelte, capannoni che potrebbero crollare giù da un momento all’altro. La Regione Siciliana ha preferito non intervenire, non attivarlo perché i costi sarebbero stati esosi. La cabina di regia nazionale, dopo un recente sopralluogo, ha ritenuto la vecchia struttura non idonea al ripristino. Adesso la Cabina di regia nazionale per l’emergenza idrica, sollecitata dal governo Schifani, ha previsto un dissalatore mobile nella stessa zona, in grado, entro la prossima estate, di immettere nella rete idrica circa cento litri di acqua al secondo. Bisognerà però avviare a ristrutturazione la rete idrica colabrodo, attraverso cui si perde il 50% dell’acqua immessa. Il dissalatore quindi non sarebbe ancora sufficiente a garantire agli agrigentini una distribuzione idrica accettabile.