Così il prefetto di Agrigento Dario Caputo al termine della riunione che si è svolta in Prefettura, alla presenza dei commissari Gervasio Venuti e Giuseppe Dell’Aira, dei vertici dell’ATI e dei sindaci dei comuni agrigentini. Riunione voluta dal Prefetto per fare il punto sull’attuale, ma anche sulla futura gestione del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, anche se occorrerà attendere il pronunciamento del Tar, previsto per il 21 febbraio prossimo, rispetto al ricorso presentato da Girgenti Acque dopo l’interdittiva antimafia del 19 novembre scorso.
Se per il futuro spetta all’Assemblea Territoriale Idrica e, dunque, ai sindaci stabilire quale modello gestionale portare avanti, la riunione in prefettura ha avuto lo scopo di mettere attorno allo stesso tavolo tutti i soggetti interessati per una analisi dell’attuale e complessa situazione che si è venuta a determinare. Si è parlato dunque delle difficoltà economiche, ma anche della necessità di tutelare posti di lavoro e, soprattutto, di marciare in un’unica direzione per raggiungere l’obiettivo di migliorare la qualità e l’economicità del servizio idrico integrato. E in tale direzione, è emersa prepotentemente quella che, in questi anni, abbiamo definito una anomalia, ossia il fatto che alcuni comuni non abbiano consegnato gli impianti e di fatto stiano continuando a gestire direttamente le proprie risorse.
Insomma si è toccato l’argomento caldo, ossia quello della non più rinviabile consegna delle reti da parte dei comuni cosiddetti ribelli perché se i costi dell’acqua negli altri comuni sono così esorbitanti tutto ciò è anche legato al fatto che si è dovuto far ricorso a Siciliacque. Si è comprata l’acqua nonostante le risorse idriche di tutti i 43 comuni della provincia avrebbero consentito l’autonomia e, di conseguenza, il risparmio finale a carico degli utenti.
I commissari Venuti e Dall’Ara lo hanno detto chiaramente che per migliorare il servizio e ridurre i costi è necessario approntare un nuovo piano che includa tutte le risorse idriche del territorio provinciale e, quindi, anche le fonti dei comuni che finora sono stati a guardare quel che succedeva nel resto del territorio.
Tutto ciò consentirebbe, non solo di ridurre le spese finora sostenute per l’acquisto dell’acqua da Siciliacque, ma la gestione unitaria nei 43 comuni garantirebbe anche i lavoratori di Girgenti Acque e delle altre società controllate che hanno posto al prefetto di Agrigento l’allarme legato ai possibili licenziamenti.
Ed è ai sindaci che i due commissari hanno chiesto di determinare regole e arrivare ad assumere la decisione sulla futura gestione del servizio idrico integrato. Parliamo del famoso piano B di cui l’Ati sta discutendo nella direzione, pare, di una gestione pubblica.