Va al ballottaggio con Francesca Valenti, candidata del centrosinistra, che ha incassato il 25,5% dei consensi. Saccensi di nuovo alle urne domenica 25 giugno per il turno di ballottaggio, che torna dopo tredici anni dall'ultima volta, ossia dalla vittoria di Mario Turturici su Mariolina Bono. Il candidato di Mizzica e Futuro Presente Fabio Termine si è piazzato al terzo posto, con un 21% che può far parlare di autentico exploit, considerato che si tratta di un debutto elettorale, tenuto conto che ha scavalcato il quotato candidato del Movimento Cinque Stelle Domenico Mistretta, che si è fermato al 19%. È stata un'altra candidatura di testimonianza, dopo quella del 2009, per Stefano Scaduto, che non ha raggiunto il 4% dei voti. Il cosiddetto effetto trascinamento ha giovato di più a Calogero Bono che a Francesca Valenti. Lo scarto tra il risultato personale e quello della coalizione è stato minimo per il primo, mentre ballano ben otto punti percentuali per la seconda. Significa che da queste parti c'è stato un ampio voto disgiunto. A conti fatti, schematizzando, il fenomeno opposto si è verificato per Fabio Termine, che si è rivelato il valore aggiunto per la sua coalizione, visto che ha ottenuto quasi il 7% in più delle sue due liste. Termine che ha anche avuto un grande risultato personale nella sua elezione a consigliere comunale. Non c'è dubbio che i grillini si aspettavano un risultato migliore, ma non c'è solo Sciacca tra le località dove non c'è stato quello sfondamento auspicato. In prospettiva ballottaggio si sa già che non ci saranno apparentamenti. Posto che il Movimento 5 Stelle per regolamento interno non intende farne, si sa per certo che non sarà disponibile neanche il raggruppamento Mizzica Futuro Presente che, dunque, preferisce partire dal risultato ottenuto per una azione politica che naturalmente si concretizzerà all'interno del Consiglio comunale.
Lo spoglio delle liste rivela che i grillini sono il primo partito di Sciacca, con poco meno del 16%, in calo rispetto agli altri appuntamenti precedenti. Non va trascurato il fatto che le tre liste di centrodestra riconducibili ad Alternativa Popolare e che appoggiavano Bono, che si sono presentate separate, insieme hanno totalizzato circa il 24%. Si sa che i primi nove scranni potranno essere già attribuiti, mentre i restanti 13 saranno assegnati dopo il turno di ballottaggio. Nel centrosinistra riparte dall'8% il Partito Democratico, un risultato sicuramente molto al di sotto delle aspettative. Poco più alto il dato della lista di Nuccio Cusumano, discreto il 7% della lista Uniti per Sciacca di Paolo Mandracchia e Fabio Leonte, mentre dalla lista PDR Sicilia Futura, organizzata dagli amici di ben due deputati regionali (Cascio e Cimino) ci si aspettava senz'altro qualcosa di più. Il risultato della lista di Mizzica è stato sicuramente molto significativo, ben oltre il 9%. Il candidato che sarà sconfitto al ballottaggio tra Calogero Bono e Francesca Valenti entrerà automaticamente in Consiglio comunale. Il risultato elettorale, in definitiva, fornisce un dato per così dire “normalizzato” rispetto allo spauracchio del voto di protesta, a conferma che quando a supportare una candidatura a sindaco corrono i candidati di ben cinque liste, è difficile per chi punta sul voto d'opinione poterla spuntare. Significativi almeno tre elementi. Sciacca ha quasi sempre punito le amministrazioni uscenti. È possibile dire che Calogero Bono, in tale direzione, abbia limitato i danni, tenuto conto che, rispetto al 2012, quando Fabrizio Di Paola vinse al primo turno (quando il quorum necessario era ancora il 50%), ha avuto il 20% in meno. Francesca Valenti, nome nuovo della politica, su cui ha puntato il centrosinistra per cercare di risorgere dopo la debacle scaturita dalle dimissioni di Vito Bono, si è rivelata un nome che ha permesso di recuperare credibilità, anche se il voto disgiunto, che ha sicuramente penalizzato l'avvocato, potrebbe aprire un caso politico dentro lo schieramento. Non può essere trascurato il fatto che Mizzica e Movimento Cinque Stelle insieme rappresentano il 40% degli elettori. Un dato che non può non essere tenuto in considerazione da chiunque vincerà il ballottaggio, perché è un indicatore nettissimo della voglia di un'ampia fetta di cittadinanza che ha chiesto il cambiamento. I partiti tradizionali hanno prevalso, e questo è un dato incontrovertibile, ma è anche evidente che questi partiti tradizionali adesso sono chiamati a un cambio di marcia, evitando di tornare a chiudersi nelle stanze del potere, perché in politica bisogna prendere atto della realtà, e perfino i dirigenti delle due coalizioni di centrodestra e centrosinistra dovranno rendersi conto che occorre cambiare registro, per dare una risposta doverosa a chi, scegliendo Mistretta e Termine, ritiene che le cose non vanno bene e che occorre costruire una cultura politica nuova, trasparente e meno affamata di poltrone e potere, talvolta fine a se stesso.