per preparare l'ultima parte della campagna elettorale. L'obiettivo naturalmente è quello di recuperare il gap necessario per vincere. Entrambi i candidati ripartono da zero, in questi casi non esiste alcun “tesoretto” da considerarsi come possibile punto di partenza. No, bisogna lavorare perché si riparte dalla stessa posizione, senza pole position alcuna. Sanno bene tutto questo entrambi gli aspiranti alla carica di primo cittadino, che adesso lavoreranno per intercettare il voto degli scontenti, di chi al primo turno ha votato per gli altri candidati: da Fabio Termine a Stefano Scaduto, passando per Domenico Mistretta. Difficile immaginare al momento scenari possibili, anche se appaiono escluse ipotesi di apparentamenti tecnici. Ciò non toglie, ovviamente, che i candidati faranno i loro tentativi. La diplomazia, dunque, è al lavoro, potrebbero esserci abboccamenti e incontri veri e propri. Se la politica fosse statica si potrebbe immaginare come scontato il tentativo del centrosinistra di recuperare il rapporto mancato al primo turno con l'associazione Mizzica. Ma la politica è dinamica, e al momento appare anche complicato immaginare che Fabio Termine, pur destinatario di una messe più che significativa di consensi, anche volendo, possa essere in grado di orientare il voto da lui incamerato al primo turno. Oltretutto bisognerebbe superare anche certi toni a dir poco aspri della prima parte della campagna elettorale e, comunque, i protagonisti hanno più volte dichiarato pubblicamente di non volere perseguire questa strada. Ma Calogero Bono non fa mistero di puntare anche lui al consenso che in prima battuta è andato a Mizzica e al Movimento Cinque Stelle. In questi giorni ha giocato di sponda, dichiarando di aver preso atto dell'esigenza di cambiamento invocata dal 40% dell'elettorato, quello che al primo turno ha scelto Termine e Mistretta, e di essere pronto a fare propri alcuni temi delle rispettive campagne elettorali. Bono accarezza perfino l'elettorato pentastellato, convinto di poterne attrarre un bel po', perfino tra i militanti ortodossi, quelli che non sopportano il Partito Democratico ma, soprattutto, tra quei cittadini che, votando Cinque Stelle, hanno sì voluto dare un segnale di insofferenza ma che adesso potrebbero essere pronti a fare un passo indietro, di fronte alla realtà che si è venuta a delineare.
Francesca Valenti, dal canto suo continuerà a giocare il ruolo della novità, del nome venuto fuori dal mondo delle professioni, che non aveva mai fatto politica. E questo malgrado a sostenerla ci siano i partiti tradizionali del centrosinistra. Ritiene di poter convincere gli indecisi e chi al primo turno ha votato per i candidati sconfitti, a puntare su di lei, riconoscendole competenza e senso pratico, oltre che uno stile moderato. Tutto si gioca sulla designazione degli assessori. Bono e Valenti dovranno farlo entro domenica prossima. Entrambi vogliono giocarsi questa carta al meglio. Entrambi vogliono qualificare le loro giunte per la competenza, oltre che per la preparazione politica. L'idea di entrambi è di cercare di sottrarsi al giogo e alle pressioni dei capilista, anche se esiste la consapevolezza che la politica è fatta anche dei riconoscimenti. Ma lo spauracchio vero del ballottaggio è quello dell'astensione. Sarà difficile riportare a votare il 70% degli aventi diritto, come è successo domenica scorsa. Anche questo sarà un argomento di dibattito nei prossimi giorni.