e Santo Stefano Quisquina: sono questi gli otto comuni ai quali gli uffici dell'ATI hanno accordato la possibilità di continuare a gestire le risorse idriche autonomamente, nel rispetto dell'articolo 147 bis della legge sull'acqua pubblica, che consente tale facoltà a quelle municipalità che ricadano all'interno di parchi naturalistici dove insistono sorgenti. La decisione è delle scorse ore, e ha già visto esultare Francesco Cacciatore, primo cittadino di Santo Stefano, il quale parla di "fatto storico che scrive la parola fine ad oltre 14 anni di lotte, rivendicazioni e dispute giudiziarie". Cacciatore, che si rammarica per non potere organizzare una manifestazione pubblica per le restrizioni imposte dal coronavirus, chiama in causa le amministrazioni che lo hanno preceduto (giunte Presti e Leto Barone) con le quali intende condividere questo successo nonché con i cittadini e il comitato civico per la difesa delle risorse idriche. Se otto comuni ce l'hanno fatta, per altri 9 (tra gli altri "comuni ribelli" pretendenti allo stesso riconoscimento) l'ATI ha bocciato le rispettive istanze. Inevitabilmente si annunciano ricorsi.