È una specie di "interrogazione" quella che i consiglieri comunali di Ribera Antonino Armenio e Paolo Caternicchia hanno indirizzato al commissario ad acta Alberto Firenze. Traggono spunto dalla recente disposizione firmata dallo stesso Firenze, quella con la quale si stabilisce che "la struttura ospedaliera di Ribera deve far fronte ad eventuali emergenze chirurgiche di pazienti affetti dal COVID 19", e pur riconoscendo al commissario ogni facoltà ad assumere scelte strategiche sanitarie corrispondenti a valutazioni scientificamente oggettive (malgrado lamentino la mancata concertazione delle decisioni con l'autorità comunale), anche loro (così come il sindaco Valenti per il "Giovanni Paolo II"), non nascondono la propria preoccupazione sulla possibile promiscuità, al "Fratelli Parlapiano", tra pazienti Covid e pazienti non Covid.
Ricordano così, Armenio e Caternicchia, che secondo il piano regionale dell’assessorato alla Salute, il presidio ospedaliero di Ribera è stato individuato come l’unico presidio pubblico "No Covid" della provincia di Agrigento. Sottolineano come il "Fratelli Parlapiano" sia una struttura monoblocco con un unico ingresso e un unico sistema elevatore e come, peraltro, questo edificio venga anche utilizzato da pazienti particolarmente fragili, come quelli della neuroriabilitazione.
Ne fanno anche altre di domande, i due esponenti della coalizione che sostiene l'amministrazione comunale guidata da Carmelo Pace: chiedono di sapere, infatti, se rispetto alla individuazione dell'ospedale di Ribera per eventuali interventi chirurgici ai pazienti No Covid siano stati individuati percorsi specifici all'interno dell'edificio, e se questi siano stati comunicati al personale, anche attraverso un semplice avviso affisso sui muri dell'ospedale.
Infine, Armenio e Caternicchia chiedono se risponda al vero la presunta disposizione (per la verità fino ad oggi smentita) secondo cui eventuali pazienti No Covid ricoverati nei vari reparti presso l'ospedale di Sciacca debbano essere trasferiti in una struttura privata ad Agrigento nella fattispecie Clinica S Anna. "Se questa notizia rispondesse al vero - osservano - ne scaturirebbe un aggravio di spesa all’erario oltre che un disagio alle famiglie dei pazienti interessati.
Si domandano, in definitiva, i due consiglieri, se prima di fare ricorso ad una struttura privata ci sarà eventualmente una preventiva verifica di posti letto disponibili negli ospedali pubblici. Precisano, infine, i consiglieri comunali Armenio e Caternicchia, che il loro decalogo di domande deve essere considerato dal professore Alberto Firenze non come una critica sul suo operato, posto che - scrivono - stiamo apprezzando la dinamicità, seppur non del tutto collegata con le autorità locali, ma come "un’apertura di dialogo costruttivo nel supremo interesse della salute di tutti i cittadini della provincia di Agrigento". Beh, sarà pure un'apertura di dialogo costruttivo, eppure tra i destinatari (per conoscenza) di questa nota, oltre all'assessore Razza e ai vertici dell'Asp, ci sono pure il prefetto e la procura della Repubblica.