Ieri sera Francesca Valenti e Alberto Firenze si sono sentiti al telefono.
Un momento probabilmente indispensabile per chiarisi vicendevolmente, oltre che per stabilire un riconoscimento reciproco dei rispettivi ruoli, dopo le recenti dure polemiche tra i due attraverso dichiarazioni pubbliche e comunicati stampa. Se pensassimo, tuttavia, che il sindaco di Sciacca abbia ottenuto le risposte a tutti i suoi interrogativi, ci sbaglieremmo. Sembra siano tuttora sul tappeto, infatti, numerosi dubbi, ovverosia quelli rilanciati dal sindaco di Sciacca ieri in un'intervista rilasciata al nostro Telegiornale, circa la oggettiva normale fruibilità del "Giovanni Paolo II". Si continuano a considerare non del tutto chiariti, malgrado le spiegazioni cliniche del professore Firenze, diverse presunte criticità che un "ospedale misto" non può non avere, a partire dalla difficoltà ad ospedalizzare pazienti affetti da Covid-19 in assenza di un reparto di malattie infettive. Il primo disponibile (per questa zona) si trova al "Sant'Elia" di Caltanissetta. Poi c'è la vicenda del protocollo d'intesa dell'Asp con la clinica privata "Sant'Anna" di Agrigento per alcuni tipi di ricoveri che, dopo la creazione di un reparto Covid, non possono più essere garantiti all'ospedale di Sciacca. E ancora: la questione del trasferimento al "Fratelli Parlapiano" per gli interventi chirurgici di cui dovessero avere bisogno i pazienti colpiti da coronavirus. Una specie di coperta troppo corta, dunque, che fatalmente non può non generare anche dibattito politico, anche se il commissario ad acta non fa altro che ripetere che lui è un esecutore di disposizioni pianificate a Palermo, dall'assessore regionale Ruggero Razza e dai tecnici di piazza Ottavio Ziino. In tanti però, da Sciacca a Ribera (se si considerano le scelte fatte sul "Fratelli Parlapiano") chiedono chiarezza. A farlo oggi sono i consiglieri comunali Bono, Caracappa, Cognata, Deliberto, Maglienti, Milioti, Monte e Santangelo, che definiscono le notizie "poco chiare ed alquanto indecifrabili". Muove da qui, dunque, un invito alla chiarezza, ed è "palese - scrivono - che in merito alle vicende ospedaliere si sia assistito ad una partita a suon di sciabola tra l’amministrazione comunale e il commissario Alberto Firenze".
Secondo questi consiglieri la comunità locale, poco interessata a quelle che vengono definite "beghe", vorrebbe aver bene chiara la situazione, mettendo da parte le medaglie politiche e lasciando spazio alla chiarezza ed alla praticità. Chiedono dunque alle parti in causa di rendere conto alla città su tutto ciò che riguarda i lavori compiuti all’interno dell'ospedale e se risulti essere vera, la notizia di un possibile depotenziamento di alcuni reparti, che eventualmente indurrebbero medici e pazienti a recarsi in strutture private. Precisano, Bono, Caracappa, Cognata, Deliberto, Maglienti, Milioti, Monte e Santangelo, di non volere fare polemica, ma se si è carenti nella divulgazione delle notizie il risultato sono confusione e allarmismo dilagante. Nota non sottoscritta da Pasquale Bentivegna. Che, stando a quanto si apprende da indiscrezioni, non avrebbe condiviso il passaggio della nota contenente la pretesa di chiarezza sulla situazione dell'ospedale da parte del sindaco quando il sindaco ogni giorno non fa altro che chiedere la stessa chiarezza a chi ha progettato gli interventi effettuati al "Giovanni Paolo II".