E fu così che, nel pieno dell'emergenza Covid-19, negli ospedali riuniti di Sciacca e Ribera partì una "sperimentazione organizzativa". A deciderlo: il commissario ad acta per il Coronavirus Alberto Firenze, che in un documento lungo tre cartelle, indirizzato a primari e vertici dell'Asp, suggella la nascita di quello che, evidentemente, il Risk manager del Policlinico di Palermo considera un necessario nuovo modello ospedaliero, definito "per intensità di cure" in luogo di quello organizzato "per disciplina". Nuovo modello basato su una filosofia nuova, dove (stando ai contenuti del progetto, ufficialmente già partito il 12 aprile) i pazienti non dovranno più venire ricoverati nelle diverse unità in base alla patologia ma, sulla base della loro specifica instabilità clinica e complessità assistenziale, verranno assistiti in modo personalizzato da un'equipe della quale dovranno far parte nuove figure, dal medico tutor all'infermiere referente. L'obiettivo dichiarato è snellire l'assistenza ospedaliera, aumentare la qualità dei servizi, ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse. A leggere questo interessante e ambizioso programma, sembra quasi che il "Giovanni Paolo II" e il "Fratelli Parlapiano" saranno trasformati in cliniche svizzere. Vedremo.
Intanto, in una nota firmata da 9 consiglieri comunali di Sciacca (quelli del Centrodestra più Cinzia Deliberto e, nuovo innesto, il cusumaniano Gianluca Guardino), si esprime profonda preoccupazione per il dibattito in corso su efficienza ed adeguatezza dell’offerta sanitaria dell'ospedale. "Non consentiremo a nessuno - dicono rivolgendosi evidentemente al commissario Firenze - in nome di presunte sperimentazioni, di stravolgere l’attuale modello organizzativo, riducendo quantitativamente e qualitativamente l’offerta sanitaria". Ma nel mirino delle polemiche finisce ancora una volta anche il sindaco di Santa Margherita Franco Valenti, che ieri in un videomessaggio non aveva nascosto i propri timori per la situazione del "Giovanni Paolo II". I consiglieri comunali Bono, Caracappa, Cognata, Deliberto, Guardino, Maglienti, Milioti, Monte e Santangelo, avvertono: "Non consentiremo a nessuno, populisticamente e con espressioni colorite, di insinuare il sospetto che oggi sia pericoloso curarsi o ricoverarsi presso l’ospedale". Espressioni che, secondo questi consiglieri, mortificano e avviliscono gli operatori sanitari, a cui esprimono vicinanza sostegno, ringraziandoli per quanto stanno facendo. Per i consiglieri, invece, le questioni che oggi devono essere affrontate dalla politica sono ben altre, e sarebbe opportuno che il Consiglio comunale si riunisse, alla presenza dell’amministrazione, dei vertici dell’Asp e del commissario ad acta, per una rappresentazione dei fatti in contraddittorio, in maniera chiara e trasparente, anche per consentire alla cittadinanza di avere le giuste e corrette informazioni, nelle modalità idonee pensando al coinvolgimento dei capigruppo e del gruppo misto. Ormai i percorsi Covid all’ospedale di Sciacca sono stati realizzati, attraverso l'utilizzo di molti soldi e sulla base di decisioni che l'assessore Razza aveva comunicato ai sindaci, nessuno dei quali aveva fatto opposizioni. In ogni caso, lo scenario immaginato al tempo in cui vennero programmati tali interventi, alla luce della curva epidemiologica attuale in Sicilia e nella provincia di Agrigento, appare ormai superato e pertanto le scelte che si vorrebbero compiere vanno rimodulate. Chiedono, i consiglieri, che l'ospedale torni ad operare a pieno regime, e che la sua offerta sanitaria venga proporzionata al suo bacino di utenza, alla eccellenza delle sue unità operative, con una dotazione in termini di personale sanitario medico ed infermieristico adeguato e sufficiente alla sua caratterizzazione di DEA.
E sull'emergenza ospedale intervengono anche i componenti del neonato Comitato civico di Menfi per la Sanità pubblica, i quali ricordano come appaia illogico pensare di limitare l’uso del "Giovanni Paolo II" e di destinare i pazienti No Covid in una struttura privata distante 100 km. Comitato, i cui componenti sono gli ex sindaci Nino Buscemi, Michele Botta ed Enzo Lotà, l'ex assessore Paolo Campo, l'attuale consigliere comunale Vito Clemente e il protagonista di tante battaglie civiche Gaspare Bonfiglio, che manifesta perplessità sulle convenzioni con le strutture private, posto che queste ultime sono state ideate per dare profitti, mentre quelle pubbliche sono sorte per rendere servizi previsti dalla Costituzione. Dichiarano, i componenti del comitato, che non si comprendono le motivazioni che hanno guidato le scelte finora poste in essere per la conversione dell’ospedale di Sciacca, e fanno notare come sarebbe stato opportuno concertare con le comunità interessate altre soluzioni possibili meno costose di quelle adottate in continuità con un servizio indispensabile al territorio. Comitato che, nell'esprimere solidarietà e sostegno ai sindaci che si sono schierati a difesa dei propri amministrati e del territorio, invitano i sindaci ad oggi silenziosi, nonché la presidente della Commissione Sanità dlel'ARS, i parlamentari regionali e nazionali e quanti svolgono ruoli istituzionali, ad adoperarsi per restituire serenità ai cittadini del territorio.