Alberto Firenze traccia il bilancio di un mese di lavoro come commissario ad acta per l'emergenza coronavirus all'ospedale di Sciacca, spiegando di avere messo in piena sicurezza gli ospedali all’insegna di una prima riorganizzazione dei nosocomi guardando con ottimismo alla fase 2. E ha così evitato che si creasse una zona rossa. Parla, Firenze, di "un lavoro complesso, anche perché - osserva - portato avanti in un clima all’esterno a volte ostile ed esasperato da polemiche politiche locali che nulla hanno a che fare con la fase di emergenza coronavirus". Il Risk Manager del Policlinico di Palermo fa sapere di continuare a portare avanti il suo lavoro con il solo con il solo obiettivo - dice - di mettere in sicurezza pazienti e operatori sanitari”.
È stata la Regione a individuare negli ospedali riuniti di Sciacca-Ribera "area Covid per il distretto ospedaliero AG2", con la creazione di 20 posti letto nei locali dell’ex unità operativa di medicina e di 10 posti di terapia intensiva a pressione negativa con percorsi, zone prefiltro e filtro e montalettighe dedicate. Nella messa in sicurezza, per i pazienti non Covid, attraverso il pronto soccorso generale, è stato creato l’accesso alle aeree di ginecologia ed ostetricia, pediatria, cardiologia con emodinamica, psichiatria, oncologia, urologia e chirurgia generale, comprese le unità di ortopedia e otorinolaringoiatria. La terapia intensiva non Covid è stata strutturata in un blocco a parte, con percorso definito "pulito e senza commistione di areazione con le aree Covid".
“L’organizzazione che ci siamo data mette al sicuro i pazienti perché non c’è possibilità di contatti”, aggiunge Firenze, fin dall’inizio in stretto contatto con l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. Confermato poi come il blocco operatorio di Ribera, in base al piano d’integrazione, dovrà fare da supporto a eventuali urgenze di altre branche chirurgiche presenti nel plesso di Sciacca in caso di pazienti affetti da Covid, fatta eccezione per le urgenze ginecologiche ed ostetriche ed emodinamica Covid, individuate per decreto assessoriale presso l’ospedale S.Giovanni di Dio ad Agrigento.
Firenze aggiunge come si sia posto fine a quella che il commissario definisce "una grave criticità presente nel plesso di Sciacca, che prevedeva un accesso ad operatori e pazienti senza alcuna regola per l’innumerevole presenza di varchi non autorizzati". E così oggi, l’accesso alla struttura ospedaliera di tutti gli operatori, è possibile superando un apposito filtro con misurazione della temperatura ed effettuazione del link epidemiologico, utilizzando solo tre varchi dedicati e la contemporanea chiusura di tutti gli altri. Si è anche determinata la possibilità di un’accoglienza del personale sanitario e socio-sanitario maggiormente esposto, ai fini di tutelare i medesimi e i rispettivi nuclei familiari nei locali della foresteria del plesso di Sciacca per evitare che operatori sanitari divenuti positivi, piuttosto che contagiare i propri familiari possano rimanere in quarantena all’interno della stessa struttura ospedaliera. Infine, allo scopo di meglio operare all’interno degli ospedali riuniti di Sciacca-Ribera, Firenze fa sapere di avere deciso di avvalersi, ponendolo totalmente a proprio carico, di un proprio staff e un di board scientifico di risonanza nazionale a supporto della propria attività. Del board fanno parte: Luciana Bevilacqua risk manager dell'Azienda Socio-Sanitaria Territoriale di Pavia, Claudia Colomba specialista malattie infettive Università di Palermo, Roberto Bordonaro specialista in oncologia Arnas Garibaldi Catania, Roberto Lombardi esperto misure di sicurezza Inail Roma, Dario Piazza data manager clinico Fondazione Gstu Palermo, Gaetano Settimo coordinatore Gds Inquinamento Indoor Istituto Superiore Sanità Roma, Antonio Carroccio Università di Palermo.