con la grave accusa di avere ceduto la droga (nella fattispecie metadone) che ha causato la morte per overdose di Alessio Cusumano, ventunenne, uno dei due morti rinvenuti la scorsa settimana nelle rispettive abitazioni. Il provvedimento restrittivo è stato disposto dal Gip del Tribunale su richiesta della procura della Repubblica di Sciacca.
Dopo la morte del giovane i carabinieri si erano già messi sulle tracce dello spacciatore. La perquisizione del suo domicilio hanno permesso ai militari di ritrovare eroina, metadone e un bilancino di precisione, evidentemente usato per confezionare le dosi. Ciò che consentiva, però, agli inquirenti di avere definitiva certezza di essere davanti allo spacciatore che aveva ceduto lo stupefacente al ragazzo poi deceduto per overdose è stato l’esame del suo cellulare, da cui è stato estrapolato una conversazione il cui contenuto inequivocabile faceva comprendere come, almeno sin da giugno di quest’anno e fino al tragico epilogo del 9 novembre, Manisi avesse tra i suoi clienti Cusumano Alessio, a cui spacciava vari tipi di droga. Il tenente colonnello Roberto Vergato, comandante della compagnia di Sciacca.
Ora per Manisi, rinchiuso nel carcere di Sciacca, si attende l’interrogatorio di garanzia del giudice, sperando che così non solo si possa fare completa luce sulla morte di Cusumano ma si possa anche capire se questo evento tragico abbia in qualche modo relazione con il decesso dell’altro ragazzo morto per overdose sempre a Ribera in questo triste inizio di novembre. Il tenente Fabio Proietti, comandante dei carabinieri di Ribera, che già nei giorni scorsi aveva avuto parole di condivisione per la presa di posizione del clero riberese contro la droga, sottolinea come sia stata significativa, in questa inchiesta, la partecipazione delle persone.