Hanno adottato, quindi, la medesima strategia difensiva Rosario Pace, Domenico Manganello, Sarino Lauricella, Sarino Lo Vasco, Tommaso Vitanza, Giuseppe Morgana, Gioacchino Pace, Salvatore Emanuele Pace, Giuseppe Blando e Salvatore Montalto, tutti di Palma di Montechiaro e Favara. Montalto, intanto, si è anche dimesso dalla carica di consigliere comunale di Palma di Montechiaro. Era stato il primo eletto nelle fila dell'Udc, mentre per gli inquirenti sarebbe stato un “capodecina” della clan mafioso di Palma. Tutti gli interrogatori di garanzia si sono svolti da remoto così come prevede l'attuale normativa anticovid -19. Il prossimo passaggio sarà il ricorso al tribunale della libertà dove i ristretti chiederanno l'annullamento dell'ordinanza cautelare in carcere. Altri due indagati, invece, Gioacchino Rosario Barragato e Calogero Lumia, sempre di Palma, sono agli arresti domiciliari e saranno ascoltati nelle prossime ore.
L'operazione “Oro Bianco” è scattata qualche giorno fa, eseguita dai Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. 12 gli arrestati e 23 gli avvisi di garanzia per associazione a delinquere di stampo mafioso. Si apprende, nelle ultime ore, che il blitz avrebbe potuto avere numeri ancora più importanti. Il Gip, infatti, ha detto no all'arresto di altre 14 persone perché, a loro carico, mancherebbe la prova dell'associazione mafiosa. Non è escluso, però, che la DDA possa rivolgersi al tribunale del Riesame per chiedere nuovamente l'arresto di questi soggetti ritenuti organici al clan di Palma di Montechiaro. Gli inquirenti non hanno dubbi circa la pericolosità dei soggetti arrestati: il cugino di Rosario Pace, Domenico, si rese responsabile, il 21 settembre del 1990, dell’efferato omicidio del Giudice Rosario Livatino, mentre Giuseppe Blando, già tratto in arresto nel corso dell’operazione “Montagna” del 2018, è fratello del più noto Domenico Blando, arrestato nel 1996 assieme alla moglie, entrambi favoreggiatori della latitanza del capomafia Giovanni Brusca che si nascondeva ad Agrigento, aiutato dai clan agrigentini.