Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sciacca ha convalidato gli arresti. Nell'udienza di convalida, Schifani ha risposto alle domande del giudice, Catanzaro invece si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sono tre i capi d'imputazione che vengono contestati ai due riberesi: il caporalato, cioè intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il furto aggravato visto che le olive sarebbero state rubate da un appezzamento non di loro proprietà, e l'impiego di manodopera irregolare. Secondo gli investigatori, i due riberesi avrebbero condotto in un appezzamento di terreno cinque nordafricani che, alla vista dei Carabinieri al momento della irruzione dei Militari dell'Arma presso l'azienda agricola, hanno cercato di sottrarsi ai controlli dandosi alla fuga tra i campi. Tentativo vanificato grazie all'efficace dislocazione del dispositivo messo in campo dai Carabinieri che ha consentito di fermare i fuggitivi. In particolare, presso il fondo coltivato ad ulivi, i cinque giovani stranieri, reclutati dai due riberesi la mattina, avevano già raccolto parecchi sacchi pieni di olive. Secondo le indagini dei Carabinieri, Schifani e Catanzaro avrebbero sfruttato lo stato di bisogno e di indigenza dei cinque giovani stranieri, facendoli lavorare senza alcun rispetto delle norme sulla sicurezza, con orari difformi da quelli previsti dai contratti e con una paga irrisoria. I cinque stranieri, risultati privi del permesso di soggiorno, sono stati denunciati per soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Il giudice ha dunque convalidato l'arresto dei due riberesi confermando la misura degli arresti domiciliari. La difesa sta valutando il ricorso al Tribunale del Riesame.