a seguito dello sgombero dell’ex cementificio “Calcestruzzi Selinunte”, dove vivevano una sessantina di migranti impegnati in lavori nelle campagne e dove i Carabinieri avevano ritrovato all’interno ciclomotori, biciclette e altro materiale risultato provento di furto che è stato restituito ai legittimi proprietari. La vicenda dello sgombero, avvenuto il 24 maggio scorso, dell’ex cementificio al confine tra i territori di Campobello di Mazara e Castelvetrano si sta rivelando molto complessa con gravi ripercussioni per l’ordine pubblico e la sicurezza. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine, finalizzato a liberare l’ex cementificio occupato negli anni abusivamente da diverse centinaia di immigrati che lì vivevano in condizioni di assoluto degrato, alcuni stranieri hanno trovato temporaneo rifugio presso il campo di accoglienza realizzato all’interno dell’ex oleificio di “Fontane D’Oro”, in cui sono state installate alcune casette donate dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
I Carabinieri hanno continuato a svolgere numerosi servizi di controllo nella zona al fine di garantire il rispetto della legalità. Solo nelle ultime settimane, i militari dell’arma hanno arrestato tre stranieri e ne hanno denunciati quattro per riversi reati: dalla rapina, allo spaccio di stupefacenti, alla detenzione illegale di armi. Avevano tutti trovato rifugio presso l’ex oleificio di “Fontane d’oro”, la struttura dove si sono trasferiti anche i tanti migranti che lavorano nelle campagne.
La Prefettura di Trapani, assieme ai sindaci dei comuni di Campobello di Mazara e Castelvetrano, segue da anni la problematica nel tentativo di garantire condizioni di vita un po' più dignitose ai braccianti stranieri. Poi c’è l’azione di repressione delle forze dell’ordine perché all’ex cementificio prima e all’ex oleificio adesso, accanto ai tanti immigrati che lavorano duramente nelle campagne senza tutele e in condizioni di sfruttamento, vivono anche ladri e spacciatori.