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09
Agosto

Gravi le condizioni di Matteo Messina Denaro che conferma: "Non mi pento"

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Pubblicato in Cronaca

Si sarebbero aggravate nelle ultime ore le condizioni di salute del boss mafioso

Matteo Messina Denaro, detenuto in carcere a L'Aquila, in regime di 41 bis. L'ex latitante, affetto da un cancro, dopo l'arresto dello scorso gennaio, ha proseguito le cure chemioterapiche in una stanza dell'istituto penitenziario predisposta appositamente per lui. Il suo legale Alessandro Cerella, che ha affiancato l'avvocato e nipote del boss Lorenza Guttadauro, ha confermato che le sue attuali condizioni di salute “non sono compatibili con il carcere duro" e che "deve essere assistito 24 ore al giorno". Matteo Messina Denaro, a detta del suo legale, non sarebbe più in grado ormai né di mangiare né di camminare, “beve soltanto ed è in condizioni disperate, ha bisogno di tutte le cure che spettano ad un malato oncologico terminale e va ricoverato in ospedale”.

Escono, intanto, alcuni rumors riguardanti gli interrogatori precedenti, quelli a cui il boss è stato sottoposto pochi mesi dopo la sua cattura. In quei verbali, Messina Denaro avrebbe negato di aver mai fatto parte di Cosa Nostra, respingerebbe tutte le accuse su stragi e omicidi, specie quello riguardante il piccolo Giuseppe Di Matteo, smentirebbe di aver mai trafficato in droga e avrebbe sostenuto che la sua latitanza è terminata soltanto per colpa della malattia che lo affligge da tempo. Il boss avrebbe subito messo in chiaro le cose: “Non mi pentirò mai”.

Nell'interrogatorio, reso al procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e all'aggiunto Paolo Guido, Matteo Messina Denaro ha accettato di rispondere alle domande dei magistrati, per ammettere solo quello che non può negare, ossia il possesso di una pistola, la fitta corrispondenza con il padrino Bernardo Provenzano, la vita da latitante per difendersi dallo Stato che, secondo lui, lo accusa "ingiustamente". “Non ho commesso i reati di cui sono accusato – ha detto. "Magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa nostra". "Non voglio fare il superuomo e nemmeno l'arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia.

Fin quando ho potuto, ho vissuto rinunciando alla tecnologia, ma poi ha dovuto cedere. Sull'ultima fase della sua latitanza ha detto: "se vuoi nascondere un albero piantalo in una foresta. Se voi dovete arrestare tutte le persone, che hanno avuto a che fare con me a Campobello di Mazara, penso che dovete arrestare da due a tremila persone: di questo si tratta".



Letto 1003 volte Ultima modifica il Mercoledì, 09 Agosto 2023 13:57

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