la Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione di Gaetano Sciortino e disposto nei suoi confronti un nuovo processo da celebrare davanti ad altra sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo. Sciortino, difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello, operaio sessantenne di Cattolica Eraclea, era stato condannato in primo grado della Corte d’Assise di Agrigento a 24 anni di reclusione per poi venire assolto “perché il fatto non sussiste” in secondo grado. Ieri la Cassazione ha annullato proprio quest’ultimo verdetto. Si dovrà, dunque, celebrare un nuovo processo. I giudici ermellini hanno accolto il ricorso avanzato dal procuratore generale Giuseppe Fici e dall’avvocato Antonino Gaziano che rappresenta i familiari della vittima. La vicenda risale alla fine del 2015 quando il cadavere del marmista fu rinvenuto all’interno del suo laboratorio. Un omicidio efferato, compiuto utilizzando come armi del delitto alcuni attrezzi della vittima e un’acquasantiera in marmo. Gaetano Sciortino venne arrestato dai carabinieri due anno dopo il delitto. Ad “incastrarlo” – secondo l’ipotesi accusatoria – ci sarebbero stati alcuni elementi: il ritrovamento di una scarpa in un’area rurale la cui impronta sarebbe compatibile con quella repertata dai Ris sulla scena del crimine; il presunto pedinamento del giorno precedente e la distruzione di alcune punte da trapano da parte dei figli dell’imputato (intercettati) che appartenevano alla vittima. L’impianto accusatorio aveva trovato parziale accoglimento nel giudizio di primo grado quando la Corte d’Assise di Agrigento condannò Sciortino a 24 anni nonostante la Procura avesse chiesto la pena dell’ergastolo. In Appello la ricostruzione degli inquirenti fu completamente smontata e l’imputato venne assolto “perché il fatto non sussiste”. Adesso l’ennesimo ribaltone con un altro processo da celebrare.