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Dopo le polemiche si corre ai ripari. Stando a quanto si apprende, infatti, il commissario ad acta per l'emergenza coronavirus negli ospedali di Sciacca e Ribera Alberto Firenze ha dato disposizione di istituire, nell'area del reparto di Medicina, una "Area grigia" presso la quale fare stazionare tutti quei pazienti per i quali si abbia appena solo il sospetto di una loro positività al Covid-19. Una decisione che giunge nelle ore immediatamente successive al caso dell'anziano di Santa Margherita giunto al "Giovanni Paolo II", inizialmente trattato come paziente "no Covid" ma del quale, successivamente, durante gli accertamenti culminati con l'esecuzione di un tampone rinofaringeo, si è appresa la sua positività al coronavirus. Ai primari Firenze conferma poi che, per i pazienti di Medicina non contagiati, in assenza di posti letto a Sciacca e negli altri ospedali pubblici, è possibile istituire il trasferimento alle cliniche private "Sant'Anna" di Agrigento e "Attardi" di Santo Stefano Quisquina.
Una vicenda, quella dei soccorsi all'anziano margheritese, che ha generato l'ennesimo scontro con, protagonista, il professore Firenze e, in questo caso, il sindaco di Santa Margherita Franco Valenti, accusato (nella sua qualità di "istituzione non sanitaria") di non avere adeguatamente vigilato all'osservanza della quarantena da parte dei suoi concittadini, evidenziando che le persone venute a contatto con l'anziano erano state sottoposte a tampone risultando negative. Ieri Valenti ha replicato, respingendo le critiche di Firenze e rivelando che ad almeno una paziente rimasta nella stessa stanza dell'anziano il tampone non era stato nemmeno praticato. L'istituzione di un'area grigia tende evidentemente ad abbassare ulteriormente il livello di possibile contagio, posto che il rischio zero non esiste.
Rimane pacifico, in ogni caso, che la percezione della sicurezza dell'ospedale da parte dell'opinione pubblica sia ancora al di sotto delle aspettative, e non certo solo per quanto accaduto nei giorni scorsi, ma anche per un autentico oggettivo stravolgimento dell'organizzazione interna deciso dalla Regione siciliana in una fase nella quale, però, non era ancora del tutto chiaro quale sarebbe stato il livello di diffusione del coronavirus in Sicilia e nelle nostre zone. Un livello di diffusione, per fortuna, poi rimasto contenuto.
L'applicazione delle misure di emergenza, al di là delle polemiche sulla opportunità o meno di puntare sugli ospedali misti e non su centri Covid, ha comunque giocoforza limitato la programmazione degli interventi chirurgici, posto che buona parte delle sale operatorie sono state trasformate in terapie intensive, abbassando anche il numero delle stesse prestazioni ambulatoriali per pazienti con patologie più o meno croniche. Eppure, al momento, a Sciacca non c'è ancora un solo posto letto occupato da pazienti affetti da coronavirus. Per gli eventuali ricoveri, infatti, sempre sulla base di quanto disposto dall'assessore Razza e non di scelte discrezionali del commissario Firenze, bisogna continuare a fare riferimento all'ospedale "Sant'Elia" di Caltanissetta.
Ecco perché sta prendendo sempre più piede il dibattito sulla necessità, da parte del governo della Regione, di ridimensionare questo livello di emergenza, e cercare di restituire gli ospedali alla loro storica funzione, posto che nella fregola di preoccuparsi della diffusione del coronavirus, con ogni probabilità ci si sta dimenticando che esistono anche le altre malattie, con un livello di rinuncia alle cure da parte della gente che è sempre più preoccupante.
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