Una cena organizzata a casa con amici ed una ragazza che, nonostante fosse in quarantena fiduciaria, è stata trovata in giro per la città.
"Anche Lidia, come molti Infermieri, nonostante la paura di essere contagiati che accomuna tutta l'umanità, con professionalità, coraggio e abnegazione ha continuato ad assistere i suoi pazienti. È grazie ad infermieri come lei che le persone continuano ad essere assistite e supportate anche psicologicamente". È questo l'omaggio alla memoria di Lidia Liotta da parte dell'Organizzazione delle Professioni Infermieristiche di Agrigento, rappresentanza di un mestiere che, insieme alla categoria dei medici, sta pagando un prezzo a dir poco altissimo nella lotta del Paese contro il Covid-19. Il presidente degli infermieri agrigentini Salvatore Occhipinti parla di "orgoglio della professione". Sì, è un momento drammatico per gli infermieri e per la comunità saccense all'indomani della morte di Lidia Liotta, l'infermiera di 55 anni residente in provincia di Bergamo morta di Coronavirus. Lidia lascia il marito, dipendente del comune di Villongo, e una figlia di 20 anni. Lavorava presso "Villa Serena", una RSA (Residenza Sanitaria Assistita) situata nel comune di Predore, nella Bergamasca. L'allarme in quella struttura, situata proprio al centro della "zona rossa" lombarda, quella dove il Coronavirus si è diffuso spaventosamente, era scattato già verso la fine di febbraio, quando le anziane ospiti della casa si erano ammalate, tutte con febbre alta. Febbre poi accusata a partire dai primi di marzo, anche dagli operatori della casa di riposo. Tra di loro la stessa Lidia. Che, peraltro, pur stando male, ha fatto fino in fondo il suo dovere, non volendo lasciare quelle che affettuosamente chiamava "le sue nonnine". Ma a "Villa Serena" nel frattempo cominciava a scarseggiare il personale, gran parte del quale costretto a casa, ammalato. Stoicamente, l'infermiera di Sciacca ha continuato a lavorare, fino a quando, dopo un turno lungo 12 ore, non ce l'ha fatta più. Ricoverata d'urgenza all'ospedale di Ome, nel Bresciano, la sua situazione è di ora in ora peggiorata, con gravi conseguenze polmonari ma anche ad altri organi, che hanno costretto i medici a sottoporla anche a dialisi. Alla fine Lidia è morta per emorragia cerebrale, andando a rinfoltire il lungo elenco di operatori sanitari (tra medici e infermieri) vittime del Covid-19. Nel frattempo "Villa Serena" ha dovuto chiudere per mancanza di personale, e quasi tutte le ospiti, inizialmente dirottate presso altre case di riposo, sono decedute.
E nelle scorse ore per Lidia è arrivato l'omaggio delle autorità cittadine. Il sindaco Francesca Valenti e gli assessori della giunta, nel manifestare il proprio cordoglio alla famiglia, definiscono la morte di Lidia Liotta "il dolore dell’intera città di Sciacca, un immenso dispiacere, una tristezza che si aggiunge al dolore vissuto per tante altre morti, troppe, di una tragedia nazionale, che ci coinvolge tutti nello stesso sentimento". Ed è un grazie a nome della città quello che Francesca Valenti rivolge a Lidia e a tutti gli operatori sanitari che, con encomiabile eroismo, non si sono e non si stanno tirando indietro, così come l'infermiera saccense ha fatto continuando fino all’ultimo a fare il proprio dovere, sacrificando la propria vita. Anche il consiglio comunale di Sciacca, in una nota firmata dal presidente Pasquale Montalbano a nome di tutti i componenti di sala "Falcone e Borsellino", si stringe con dolore e profondo trasporto alla famiglia di Lidia Liotta, definita "professionista di straordinario valore, morale, professionale e umano, una donna coraggiosa dedita a servire gli altri, un'eroina del nostro tempo, la cui scomparsa rende ancora più doloroso questo frangente".
Si chiamava Lidia Liotta (nella foto), e aveva 55 anni, una saccense infermiera residente in provincia di Bergamo deceduta oggi dopo essere stata contagiata da Covid-19.
Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 17 di oggi (mercoledì 15 aprile),