Ci sono altri 3 nuovi positivi al Covid a Sciacca.
A preoccupare, adesso, in provincia di Agrigento non è tanto e solo la curva del contagio, comunque in crescita nell’ultima settimana.
Sono 859 i nuovi positivi al Covid19 in Sicilia su 23.761 tamponi processati,
La decisione della corte d'Appello di Palermo di confermare la condanna inflitta già in primo grado dal tribunale al comune di Sciacca a risarcire con 350 mila euro i familiari di Salvatore Ciancimino, il pizzaiolo morto 14 anni fa in un incidente stradale, fa tornare in primo piano l'emergenza randagismo. Ciancimino, che percorreva la variante Foggia, era a bordo della sua moto di grossa cilindrata quando un cane gli tagliò la strada. Lo scontro fu inevitabile, per il giovane ventiseienne, che tornava a casa dopo il lavoro, non ci fu niente da fare. Genitori e fratelli della vittima denunciarono il comune. E adesso sono due i tribunali che hanno stabilito che l'ente non aveva ottemperato alla normativa sul randagismo.
Un problema, quello del randagismo, che come si nota, Sciacca si trascina stancamente da un bel po' di anni. Tornato sotto i riflettori dopo il drammatico avvelenamento di massa di contrada Muciare di 3 anni fa, la risonanza mediatica di quel fatto accese una discussione che sarebbe stata perfino utile se non fosse stata condizionata oltremisura da fanatismo ed ingiurie inaccettabili. Il tema è tuttora centrale, anche per le difficoltà della pubblica amministrazione (che non sono soltanto del comune di Sciacca) nel dare una risposta convincente rispetto ad una problematica che, come dimostrato, non si riesce a fronteggiare soltanto con i ricoveri degli animali nei canili convenzionati. Rimane da risolvere il problema della sterilizzazione a tappeto dei cani, su cui dopo Muciare il presidente della Regione Musumeci intervenne con uno stanziamento straordinario.
Il problema è tuttora aperto. Sono assai pochi gli strumenti a disposizione dei comuni per potere fronteggiare adeguatamente il fenomeno. E si sa anche, superfluo nasconderselo, che l'argomento, specialmente in questo periodo, non sembra essere in cima all'ordine delle priorità. Ma non è accettabile aspettare che accadano fatti drammatici per occuparsene. A spiegare in maniera a dir poco esemplare una delle cause che più di altre scatenano il fenomeno del randagismo è stata più volte Chiara Calasanzio, giovane responsabile di un rifugio per cani randagi a Santa Margherita, che ha puntato espressamente il dito contro i proprietari di cani non sterilizzati, lasciati liberi durante il giorno di vagare sul territorio e, dunque, di accoppiarsi. E le conseguenti cucciolate purtroppo sono sempre più spesso abbandonate tra i rifiuti o, come accaduto qualche giorno fa, gettate dentro un pozzo. Cose che vengono fatte non certo dai sindaci, anche se sono i sindaci quelli contro i quali il dito viene puntato. Quello che va fatto è sicuramente è il punto della situazione, su un tema che riguarda diversi aspetti che meritano di essere ancora una volta approfonditi, a partire dalla necessità di pianificare un investimento pubblico rivolto ad un piano di sterilizzazioni di massa, senza che le spese gravino sui proprietari dei cani, perché altrimenti il problema non verrà mai risolto.
Tanto più che il comune spende diverse centinaia di migliaia di euro l'anno per mantenere i cani nei canili convenzionati. Una presenza fisiologica del randagismo è inevitabile, ma gli assembramenti (che si creano soprattutto se ogni giorno puntualmente c'è chi gli porta da mangiare) quelli dovrebbero essere evitati.