"Il governo regionale scenda dal piedistallo e spieghi meglio le ragioni delle scelte assunte sugli ospedali civili di Sciacca e Ribera, sia per il presente che per il futuro". È questo il tono di un documento diramato oggi dai consiglieri comunali della coalizione che sostiene il sindaco di Sciacca Francesca Valenti, i quali si dicono stupiti delle dichiarazioni di sabato scorso di Ruggero Razza, che ha attaccato i sindaci, dal suo punto di vista colpevoli di non accettare la decisione di trasformare l'ospedale di Sciacca in un centro Covid.
anno notare, i gruppi consiliari di maggioranza, come "molto spesso si dimentichi che, mentre a Palermo si discute, i comuni siciliani vivono la condizione di un'autentica polveriera, sia sul piano sociale che sul piano economico ed occupazionale, e che l'onere di gestire una fase così difficile è affidata prevalentemente ai sindaci i quali, quando lo ritengono opportuno, hanno il dovere di alzare la voce in difesa delle comunità senza che ciò venga scambiato per allarmismo, cosa che vale soprattutto per il diritto alla salute. Al sindaco di Sciacca e a quelli del territorio va riconosciuto il diritto di manifestare apertamente il proprio dissenso rispetto alle attuali scelte assunte dal governo regionale. "Scelte - osservano i consiglieri - che riteniamo debbano essere chiarite e argomentate attraverso un'azione di costruttivo confronto e di concertazione che fino ad oggi o non c'è stato o non è stato adeguato. L'accusa al governo Musumeci è di adottare per gli ospedali agrigentini misure diverse da quelle degli altri ospedali siciliani. Per il centrosinistra "chi ha responsabilità di governo ha il dovere di assicurare ai territori un'azione improntata all'insegna della collaborazione e del reciproco rispetto istituzionale". L'accusa è anche a Margherita La Rocca Ruvolo, accusata evidentemente di lasciar fare nascondendosi dietro la presunta carenza di competenze rispetto a materie che ricadono nell'ambito delle proprie prerogative istituzionali e che pertanto imporrebbero posizioni più nette e chiare.
Sul dibattito scaturito dalla lotta al coronavirus, oggi il segretario della Camera del lavoro "Miraglia" Franco Zammuto sostiene che la nomina di Alberto Firenze a commissario ad acta per l'emergenza alla fine abbia solo aggravato la confusione, le tensioni tra gli operatori sanitari e la richiesta di quella chiarezza che rasserenasse gli animi. La CGIL si dice convinta, infatti, che le incomprensioni non siano finite, tra alcune iniziative disapprovate da più parti e tensioni alle stelle, con incontri che sconfinano in minacce di procedure di provvedimenti disciplinari o di esposti alla procura. Per Zammuto quello che potrebbe essere necessario e utile realizzare sarebbe l'ipotesi di istituire al "Giovanni Paolo II" un reparto di Malattie infettive, a condizione che si provveda a dotare la struttura di personale dedicato, e non attingendo al già striminzito organico degli altri reparti. Zammuto ritiene doveroso di sapere dove comincino e dove finiscano le prerogative d'intervento del commissario ad acta Firenze, ricordando come vada osservato il rispetto delle regole dei contratti di lavoro nel comparto sanità anche in regime di commissariamento.
"Gli stessi progettisti dell'ospedale di Sciacca di contrada Seniazza avevano immaginato
"Ecco come ho evitato che il contagio ospedaliero di un mese fa si espandesse, ecco come ho evitato che si creasse una zona rossa".
Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 15 di oggi (domenica 19 aprile),