"Adesso all'ospedale di Sciacca potranno nascere nuovi reparti, a partire da quello delle Malattie infettive,
Si intitola "Mille candele" la canzone scritta dal giovane cantautore saccense GIDICI (Gaspare Donato Ciaccio) e dedicata alla memoria della piccola Carola Benedetta Catanzaro, morta a soli 9 anni lo scorso novembre per aneurisma cerebrale, e i cui coraggiosissimi genitori Loredana e Paolo hanno deciso di donare gli organi, che oggi permettono di vivere ad altri bambini. Il brano di Gaspare Donato Ciaccio è un inno d'amore, come si legge tra le righe di un testo struggente: E vado via da qui per stare con gli angeli/Dove non si piange ma cadono cordiandoli/E quando saremo insieme sarà festa davvero/Senza buio ci abbracceremo/Mille candele accese/Ma la vera luce resterai sempre tu/Mille foto appese/Ma nei miei ricordi ci sarai sempre tu/Perché sei ancora qui, più che mai/Distanti, uniti come non mai/Un cuore grande, un cuore per tutti, un cuore per chi vuole/Per chi sa ricevere, per chi sa donare amore.
La mamma di Carola, Loredana Loiacono Catanzaro, ha gradito tantissimo questo regalo artistico proveniente dal giovane cantautore: "Questa canzone - dice - parla di Carola, è bellissima, ed è bellissimo che ci siano giovani artisti così appassionati come Gaspare Donato Ciaccio". Un ricordo, quello di Carola Benedetta Catanzaro, che non potrà mai sfiorire, grazie anche a questa canzone. Nella foto in alto Carola, in basso Gidici.
E fu così che, nel pieno dell'emergenza Covid-19, negli ospedali riuniti di Sciacca e Ribera partì una "sperimentazione organizzativa". A deciderlo: il commissario ad acta per il Coronavirus Alberto Firenze, che in un documento lungo tre cartelle, indirizzato a primari e vertici dell'Asp, suggella la nascita di quello che, evidentemente, il Risk manager del Policlinico di Palermo considera un necessario nuovo modello ospedaliero, definito "per intensità di cure" in luogo di quello organizzato "per disciplina". Nuovo modello basato su una filosofia nuova, dove (stando ai contenuti del progetto, ufficialmente già partito il 12 aprile) i pazienti non dovranno più venire ricoverati nelle diverse unità in base alla patologia ma, sulla base della loro specifica instabilità clinica e complessità assistenziale, verranno assistiti in modo personalizzato da un'equipe della quale dovranno far parte nuove figure, dal medico tutor all'infermiere referente. L'obiettivo dichiarato è snellire l'assistenza ospedaliera, aumentare la qualità dei servizi, ridurre gli sprechi, ottimizzare le risorse. A leggere questo interessante e ambizioso programma, sembra quasi che il "Giovanni Paolo II" e il "Fratelli Parlapiano" saranno trasformati in cliniche svizzere. Vedremo.
Intanto, in una nota firmata da 9 consiglieri comunali di Sciacca (quelli del Centrodestra più Cinzia Deliberto e, nuovo innesto, il cusumaniano Gianluca Guardino), si esprime profonda preoccupazione per il dibattito in corso su efficienza ed adeguatezza dell’offerta sanitaria dell'ospedale. "Non consentiremo a nessuno - dicono rivolgendosi evidentemente al commissario Firenze - in nome di presunte sperimentazioni, di stravolgere l’attuale modello organizzativo, riducendo quantitativamente e qualitativamente l’offerta sanitaria". Ma nel mirino delle polemiche finisce ancora una volta anche il sindaco di Santa Margherita Franco Valenti, che ieri in un videomessaggio non aveva nascosto i propri timori per la situazione del "Giovanni Paolo II". I consiglieri comunali Bono, Caracappa, Cognata, Deliberto, Guardino, Maglienti, Milioti, Monte e Santangelo, avvertono: "Non consentiremo a nessuno, populisticamente e con espressioni colorite, di insinuare il sospetto che oggi sia pericoloso curarsi o ricoverarsi presso l’ospedale". Espressioni che, secondo questi consiglieri, mortificano e avviliscono gli operatori sanitari, a cui esprimono vicinanza sostegno, ringraziandoli per quanto stanno facendo. Per i consiglieri, invece, le questioni che oggi devono essere affrontate dalla politica sono ben altre, e sarebbe opportuno che il Consiglio comunale si riunisse, alla presenza dell’amministrazione, dei vertici dell’Asp e del commissario ad acta, per una rappresentazione dei fatti in contraddittorio, in maniera chiara e trasparente, anche per consentire alla cittadinanza di avere le giuste e corrette informazioni, nelle modalità idonee pensando al coinvolgimento dei capigruppo e del gruppo misto. Ormai i percorsi Covid all’ospedale di Sciacca sono stati realizzati, attraverso l'utilizzo di molti soldi e sulla base di decisioni che l'assessore Razza aveva comunicato ai sindaci, nessuno dei quali aveva fatto opposizioni. In ogni caso, lo scenario immaginato al tempo in cui vennero programmati tali interventi, alla luce della curva epidemiologica attuale in Sicilia e nella provincia di Agrigento, appare ormai superato e pertanto le scelte che si vorrebbero compiere vanno rimodulate. Chiedono, i consiglieri, che l'ospedale torni ad operare a pieno regime, e che la sua offerta sanitaria venga proporzionata al suo bacino di utenza, alla eccellenza delle sue unità operative, con una dotazione in termini di personale sanitario medico ed infermieristico adeguato e sufficiente alla sua caratterizzazione di DEA.
E sull'emergenza ospedale intervengono anche i componenti del neonato Comitato civico di Menfi per la Sanità pubblica, i quali ricordano come appaia illogico pensare di limitare l’uso del "Giovanni Paolo II" e di destinare i pazienti No Covid in una struttura privata distante 100 km. Comitato, i cui componenti sono gli ex sindaci Nino Buscemi, Michele Botta ed Enzo Lotà, l'ex assessore Paolo Campo, l'attuale consigliere comunale Vito Clemente e il protagonista di tante battaglie civiche Gaspare Bonfiglio, che manifesta perplessità sulle convenzioni con le strutture private, posto che queste ultime sono state ideate per dare profitti, mentre quelle pubbliche sono sorte per rendere servizi previsti dalla Costituzione. Dichiarano, i componenti del comitato, che non si comprendono le motivazioni che hanno guidato le scelte finora poste in essere per la conversione dell’ospedale di Sciacca, e fanno notare come sarebbe stato opportuno concertare con le comunità interessate altre soluzioni possibili meno costose di quelle adottate in continuità con un servizio indispensabile al territorio. Comitato che, nell'esprimere solidarietà e sostegno ai sindaci che si sono schierati a difesa dei propri amministrati e del territorio, invitano i sindaci ad oggi silenziosi, nonché la presidente della Commissione Sanità dlel'ARS, i parlamentari regionali e nazionali e quanti svolgono ruoli istituzionali, ad adoperarsi per restituire serenità ai cittadini del territorio.
"Anche Lidia, come molti Infermieri, nonostante la paura di essere contagiati che accomuna tutta l'umanità, con professionalità, coraggio e abnegazione ha continuato ad assistere i suoi pazienti. È grazie ad infermieri come lei che le persone continuano ad essere assistite e supportate anche psicologicamente". È questo l'omaggio alla memoria di Lidia Liotta da parte dell'Organizzazione delle Professioni Infermieristiche di Agrigento, rappresentanza di un mestiere che, insieme alla categoria dei medici, sta pagando un prezzo a dir poco altissimo nella lotta del Paese contro il Covid-19. Il presidente degli infermieri agrigentini Salvatore Occhipinti parla di "orgoglio della professione". Sì, è un momento drammatico per gli infermieri e per la comunità saccense all'indomani della morte di Lidia Liotta, l'infermiera di 55 anni residente in provincia di Bergamo morta di Coronavirus. Lidia lascia il marito, dipendente del comune di Villongo, e una figlia di 20 anni. Lavorava presso "Villa Serena", una RSA (Residenza Sanitaria Assistita) situata nel comune di Predore, nella Bergamasca. L'allarme in quella struttura, situata proprio al centro della "zona rossa" lombarda, quella dove il Coronavirus si è diffuso spaventosamente, era scattato già verso la fine di febbraio, quando le anziane ospiti della casa si erano ammalate, tutte con febbre alta. Febbre poi accusata a partire dai primi di marzo, anche dagli operatori della casa di riposo. Tra di loro la stessa Lidia. Che, peraltro, pur stando male, ha fatto fino in fondo il suo dovere, non volendo lasciare quelle che affettuosamente chiamava "le sue nonnine". Ma a "Villa Serena" nel frattempo cominciava a scarseggiare il personale, gran parte del quale costretto a casa, ammalato. Stoicamente, l'infermiera di Sciacca ha continuato a lavorare, fino a quando, dopo un turno lungo 12 ore, non ce l'ha fatta più. Ricoverata d'urgenza all'ospedale di Ome, nel Bresciano, la sua situazione è di ora in ora peggiorata, con gravi conseguenze polmonari ma anche ad altri organi, che hanno costretto i medici a sottoporla anche a dialisi. Alla fine Lidia è morta per emorragia cerebrale, andando a rinfoltire il lungo elenco di operatori sanitari (tra medici e infermieri) vittime del Covid-19. Nel frattempo "Villa Serena" ha dovuto chiudere per mancanza di personale, e quasi tutte le ospiti, inizialmente dirottate presso altre case di riposo, sono decedute.
E nelle scorse ore per Lidia è arrivato l'omaggio delle autorità cittadine. Il sindaco Francesca Valenti e gli assessori della giunta, nel manifestare il proprio cordoglio alla famiglia, definiscono la morte di Lidia Liotta "il dolore dell’intera città di Sciacca, un immenso dispiacere, una tristezza che si aggiunge al dolore vissuto per tante altre morti, troppe, di una tragedia nazionale, che ci coinvolge tutti nello stesso sentimento". Ed è un grazie a nome della città quello che Francesca Valenti rivolge a Lidia e a tutti gli operatori sanitari che, con encomiabile eroismo, non si sono e non si stanno tirando indietro, così come l'infermiera saccense ha fatto continuando fino all’ultimo a fare il proprio dovere, sacrificando la propria vita. Anche il consiglio comunale di Sciacca, in una nota firmata dal presidente Pasquale Montalbano a nome di tutti i componenti di sala "Falcone e Borsellino", si stringe con dolore e profondo trasporto alla famiglia di Lidia Liotta, definita "professionista di straordinario valore, morale, professionale e umano, una donna coraggiosa dedita a servire gli altri, un'eroina del nostro tempo, la cui scomparsa rende ancora più doloroso questo frangente".