Negli stessi minuti in cui a Sciacca si registrano 40,1 gradi all'ombra, si è propagato un vasto incendio nella zona di località Sovereto. Il vento africano che da qualche ora soffia su Sciacca non può certamente aiutare le operazioni di spegnimento delle fiamme tuttora in corso in località Sovareto, dai capannoni Sitas fino alle campagne circostanti. Le fiamme sono divampate nella tarda mattinata, estendendosi a macchia d'olio, lambendo anche qualche abitazione. Sul posto i vigili del fuoco del distaccamento di Sciacca. Non sembrano esserci ancora notizie riguardanti presunti pericoli per le persone. Un incendio che si verifica nelle stesse ore in cui la Sicilia intera è devastata dalle fiamme. Seguiremo l'evoluzione di questo incendio, vi invitiamo a continuare a seguirci
Un cliente di Sciaccamare è morto stamattina mentre si trovava nella spiaggia di Sovareto. L'episodio ha destato molta curiosità nei presenti. Stando a quanto si apprende, l'uomo, un imprenditore agricolo di Mussomeli (CL) di 48 anni, sarebbe stato colto da malore improvviso. Si è diffusa la voce che sia stato punto da un'ape (o da una vespa) e che, dunque, essendo allergico, sia morto a seguito di uno shock anafilattico. Un'ipotesi non confermata però dagli investigatori che, anzi, tendono ad escluderla. Sul posto i carabinieri e i sanitari del 118. Il medico ha tentato di rianimare l'uomo con il defibrillatore, ma purtroppo non è riuscito nell'intento. L'imprenditore è deceduto davanti moglie e figli.
È assurdo che i lavoratori del 118 coinvolti nell'inchiesta della Guardia di Finanza vengano accusati di interruzione di pubblico servizio. È così che oggi sulla vicenda interviene oggi il Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani, il cui presidente provinciale, Domenico Butera, difende gli operatori finiti nell'indagine, chiarendo che la tipologia del lavoro svolto da questo personale è ben diversa dalle altre, primo perché richiede un lavoro a bordo delle ambulanze con turni di 12 ore coordinati da una centrale operativa, e non di 6 ore in ufficio o reparto come per il personale amministrativo ospedaliero. Per il dottor Butera, dunque, è assurda, inconcepibile ed offensiva l'accusa di interruzione di pubblico servizio al personale del 118, perché può capitare che nell'arco delle 12 ore l'equipaggio alla fine di un intervento e la comunicazione di nuova operatività al ritorno in postazione si possa fermare davanti ad un ambulante per comprare un po' di frutta o un panino per alimentarsi durante la giornata, ma può anche capitare (più raramente) che durante il turno non ricevendo chiamate dalla centrale operativa l'intero equipaggio possa allontanarsi (restando comunque sempre pronto ad intervenire) per alimentarsi. Il personale del 118 – conclude il presidente provinciale del sindacato SNAMI – è costantemente operativo, sia che si trovi inp ostazione, sia che si allontani, occasionalmente, per provvedere al proprio fabbisogio alimentare nel corso delle dodici ore di servizio".
A proposito di sindacati, sulla vicenda interviene sempre oggi anche la Cgil di Agrigento, che in una nota firmata dal segretario generale Massimo Raso e da quello del settore Funzione Pubblica Alfonso Buscemi, chiedono, a nome di tutti i lavoratori e le lavoratrici oneste, che sono la stragrande maggioranza degli operatori, che la magistratura sia rapida nelle indagini per definire le eventuali responsabilità con le relative sanzioni, ripristinando così l'immagine decorosa dell'ospdale e di tutta l'Asp. Raso e Buscemi condannano con chiarezza e fermezza tutti i comportamenti che violano le regole, perché non solo si arreca un danno a tutti i cittadini, ma soprattutto si danneggiano tutti gli altri lavoratori, e passano così in secondo piano le condizioni di lavoro in cui si è costretti a operare, a fronte dei tagli continui e lineari che da anni si abbattono sulla sanità. E si danneggiano i lavoratori perché passa in secondo piano il diritto al rinnovo del contratto nazionale di lavoro fermo ormai a otto anni fa ed il completamento delle piante organiche. La CGIL teme che si passi dall'indignazione per un comportamento scorretto alla negazione dei diritti.
Si conoscono i nomi degli indagati dell'operazione Ghost Rider, quella che ha visto coinvolti 34 dipendenti dell'Asp di Agrigento al lavoro presso l'ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera. Sette di loro sono stati raggiunti anche dalla misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tra di loro ci sono due consiglieri comunali: il riberese Davide Caico e il ciancianese Felice Milioto. Ci sono poi Vincenzo Caternicchia, i medici Silvana e Serafino Galletta (fratelli), Giovanni Marù e Carmelo Tortorici. Ad altre ventisette persone, è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini. Tra di loro altri due consiglieri comunali: Nino Aquilino di Cattolica Eraclea e Giovanni Angelo Panarisi di Montallegro. Gli altri sono Salvatore Aiello, Francesco Alfano, Francesco Baiamonte, Anna Maria Bono, Nicolò Colletti, Giuseppe Comparetto, Vincenzo Craparo, Alfonso Di Maria, Salvatore Dimino, Maria Garufo, Antonio Pagano, Pasquale Piazza, Nino Riggi, Antonino Russo, Francesco Russo, Liborio Saladino, Lucia Sarullo, Antonio Scaglione, Calogero Schifano, Maria Fiammetta Tararà, Vincenzo Tramuta, Calogero Triolo, Maria Vaccaro, Paola Veneziano e Francesco Virgadamo. L'indagine, scattata a ottobre, si è conclusa lo scorso febbraio. L'accusa ipotizza diversi reati : dalla truffa ai danni di ente pubblico all'interruzione di pubblico servizio, dal peculato alle false certificazioni. Questo è il caso di alcuni medici fiscali che avrebbero refertato visite in effetti mai effettuate. Grazie a telecamere nascoste e a pedinamenti specifici, l'inchiesta ritiene di avere accertato assenze dal lavoro ingiustificate, strisciate cumulative di badge d'entrata e disbrigo di faccende personali durante l'ora di servizio.e operazioni accurate di pedinamento da parte delle Fiamme Gialle sono iniziate ad ottobre e terminate dopo alcuni mesi dall'avvio, nel febbraio scorso e hanno potuto accertare come alcuni degli indagati si assentassero dal lavoro per sbrigare altre faccende. Filmati che inchiodano anche altri dipendenti ripresi dalle videocamere piazzate vicino al badge d'ingresso dell'ospedale riberese che si prestavano ad attestare utilizzando il cartellino altrui, la presenza di chi al lavoro non si era nemmeno presentato.