ha così rinviato a lunedì prossimo ogni commento di replica nei confronti del duro attacco di ieri del Comitato Intercomunale per l'Acqua Pubblica, che ha annunciato addirittura il ricorso ad un esposto alla Procura di Agrigento. Una gestione, quella dell'ATI presieduta dal sindaco di Menfi, finita sotto la lente d'ingrandimento, con il sospetto, da parte di Franco Zammuto, che l'Assemblea Territoriale Idrica stia privilegiando esclusivamente i comuni che non consegnarono le reti a Girgenti acque, non preoccupandosi più di tanto di quelli che, invece, hanno a che fare ogni giorno con l'ente gestore. Oltre all'esposto presentato alla magistratura agrigentina una relazione è stata inviata anche alla stessa Corte dei Conti, perché – secondo il Comitato Inter.Co.PA – sarebbe stato violato il diritto di accesso agli atti per i canoni di concessione a carico di Girgenti acque, mai adeguati in dieci anni, mentre le tariffe applicate dalla società di Aragona, quelle sì, sono state adeguate e rincarate. Sullo sfondo c'è la questione di sempre, quella relativa alle difficoltà che appaiono sempre abissali in merito all'ipotesi di addivenire ad una risoluzione del contratto di servizio per inadempienza. Francesca Valenti ha già chiesto più di una riunione all'ATI e già pluridiffidato Girgenti acque. In campagna elettorale il sindaco di Sciacca aveva detto che ci sarebbero i presupposti giuridici per chiudere ogni rapporto con il gestore. Ma è una battaglia che, eventualmente, non può riguardare, per ovvie ragioni, solo il Comune di Sciacca. L'elezione di Enzo Lotà a presidente dell'ATI era giunta al culmine di una scalata che aveva visto i diciassette comuni cosiddetti "ribelli" fare cartello, raggiungendo la maggioranza e indicando il primo cittadino di quel comune, Menfi, che più di altri si è battuto contro la consegna delle reti a Girgenti acque, ospitando anche fiaccolate e manifestazioni di protesta, tutte per l'acqua pubblica. Un'elezione che fu uno schiaffo nei confronti di Girgenti acque, che ha sempre lamentato la violazione della norma, posto che su 43 comuni solo 27 hanno affidato i loro impianti (reti idriche e depuratori). Sarebbe, peraltro, questo, uno dei limiti all'invocata risoluzione del contratto di servizio. La Regione siciliana peraltro aveva sanato la posizione di quei comuni che avevano mantenuto gli impianti. Poi però sono arrivati altri pronunciamenti nazionali, che invece sanciscono un obbligo che, però, non è mai stato attuato. Con la conseguenza che le tariffe e i conseguenti aumenti gravano solo sui residenti di quei comuni gestiti da Girgenti acque. Gli altri comuni si autogestiscono. Possono farlo anche sulla base di un know-how specifico. Sì, perché a Sciacca, tanto per fare un esempio, la gestione delle acque non è mai stata fatta dal Comune, bensì dall'Ente Acquedotti. Ne consegue che, se anche un domani si vincesse la battaglia riguardante la risoluzione del contratto con Girgenti acque, da queste parti sarebbe durissima occuparsi del servizio idrico integrato, visto che non lo abbiamo mai fatto. A tutto c'è rimedio, però, perché il morto insegna a piangere, come dice un antico proverbio. E anche qui, evidentemente, si potrebbe cominciare un nuovo capitolo. Anche perché dei tanti soldi che si attendono da anni per il rifacimento delle reti idriche vetuste non si è vista ancora traccia. Il governo in questo periodo non ha fatto altro che nominare e revocare commissari straordinari, con la conseguenza che i bandi sono inesorabilmente fermi.