del "Giovanni Paolo II": è questa l'iniziativa che scatterà a giorni promossa dal Comitato civico per la Sanità di Sciacca. I cui responsabili si sono resi conto che i ripetuti appelli ad una dotazione organica più adeguata nelle corsie dell'ospedale e al ripristino di tutti i servizi ambulatoriali (quelli in gran parte sospesi nel momento dell'inizio dell'emergenza Coronavirus) non sono ancora stati regolarmente recepiti dal management dell'Asp. E allora, a questo punto, probabilmente è necessario ricorrere ad un'iniziativa più forte delle lettere e degli appelli. Tanto più che una delle controparti di questa protesta è proprio quel management Asp di cui da mesi - vanamente, va detto - lo stesso Comitato chiede al governo della Regione il rinnovo attraverso la nomina di un direttore generale. A otto mesi dalla decisione del precedente manager Giorgio Giulio Santonocito di lasciare Agrigento, la direzione strategica è stata affidata ad Alessandro Mazzara, già direttore amministrativo dell'Asp, che svolge le mansioni superiori da "facente funzioni". Ma è chiaro come un facente funzioni non disponga dei poteri necessari che legittimino atti aziendali e scelte operative. "Ma insomma: perché non si vuole nominare ancora un nuovo manager?" - si domandano provocatoriamente il portavoce del comitato Ignazio Cucchiara e il coordinatore Franco Giordano. Evidenziando in buona sostanza come, sullo sfondo di servizi ospedalieri pubblici che stanno scontando una fase di gravi difficoltà, continuino probabilmente a primeggiare le solite logiche politico clientelari. Ma all'interno di questo dibattito si è inserita nei giorni scorsi la dichiarazione del deputato regionale Matteo Mangiacavallo, secondo il quale a questo punto tanto vale che l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza ratifichi la nomina dello stesso Alessandro Mazzara a manager dell'Asp di Agrigento, facendolo uscire così dall'attuale stato di "facente funzioni". Sullo sfondo della protesta del Comitato civico c'è anche un appello forte all'opinione pubblica a lottare per riappropriarsi del "Giovanni Paolo II": "La collettività comprenda che l'ospedale è nostro, e che è quanto mai necessario battersi per il rispetto dei nostri diritti", affermano dal comitato. E ad essere d'accordo è lo stesso sindaco di Sciacca Francesca Valenti. La quale ha ricevuto i vertici del comitato annunciando la sua volontà di essere presente e fiancheggiare le iniziative di protesta. L'obiettivo è quello di ottenere l'adesione da parte di tutti i primi cittadini del comprensorio, chiamati a utilizzare lo strumento della conferenza dei sindaci per disporre di un potere contrattuale necessariamente più intenso nella interlocuzione con l'Asp di Agrigento. Una battaglia che vale anche per lo stesso ospedale di Ribera, che giuridicamente è riunito con il "Giovanni Paolo II", anche se il "Fratelli Parlapiano" come si sa è stato individuato come Covid Hospital "a riempimento" (da utilizzare solo nel caso in cui si riempissero tutti i posti letto del "Sant'Elia" di Caltanissetta, scelto dunque in prima battuta come "ospedale misto". Una battaglia, quella per l'ospedale, che non può non richiamare alla memoria la crescita esponenziale della sanità saccense al tempo in cui era azienda ospedaliera, autonoma da Agrigento. Dall'accentramento della gestione nel capoluogo le cose sono peggiorate. Situazione che non può essere più tollerata, e che è alla base della vertenza messa in atto dal comitato alla quale la cittadinanza, soprattutto quella locale, che troppo spesso preferisce seguire la strada della rassegnazione, stavolta non può non essere presente.