O forse la Regione pretende troppo dal privato. O, ancora più probabilmente, il privato aspetta che il prezzo da pagare si riduca sempre di più, fino alla stregua di un piatto di lenticchie. Lo rivelano le sfilze di diserzioni ai bandi promossi dalla Regione siciliana, sia per gestioni (il caso delle Terme è emblematico), sia per acquisizioni di beni in qualche caso piuttosto interessanti. È sicuramente il caso del palazzo di via Figuli dove un tempo si trovava il glorioso Motel Agip, poi acquisito al patrimonio immobiliare delle Terme (che per anni ne ospitò uffici e direzione), e di cui la gestione in liquidazione continua a cercare di disfarsi. L'ultimo avviso di vendita della serie è stato il quinto. All'inizio la Regione aveva fissato il prezzo base di 1.953.000 euro (di poco inferiore ai 2,1 milioni di euro certificati dall'Agenzia del Territorio), prezzo poi sceso a poco meno di un milione e duecentomila euro. L'ultimo avviso aveva fissato un prezzo di appena 782 mila euro. Deserto anche questo. Si cerca di realizzare il realizzabile, per permettere alle Terme di onorare il suo debito col comune di Sciacca di circa un milione di euro, tutto di tributi non pagati. E Dio sa di quanto il comune avrebbe bisgno di questi soldi. E dire che del destino dell'ex Motel Agip si parla da anni, annoverando tra le ipotesi la più normale, ovverosia quella di una sua trasformazione di nuovo in albergo, magari per implementare quel patrimonio immobiliare termale che purtroppo è il più grande rimpianto della storia della città di Sciacca. Dopo avere ospitato anche i locali della Polizia municipale, l'ex Motel Agip ora rischia il degrado da abbandono. Come il suo illustre dirimpettaio, quell'ex ospedale di Sciacca che è il peggiore dei biglietti da visita possibili della città di Sciacca. Due palazzi che raccontano molto di una città sprofondata nell'oblio dell'indifferenza, che sembrano scambiarsi sguardi tristi e pieni di memoria. A proposito: l'ex ospedale di via Figuli è anch'esso tra i beni di cui la Regione vorrebbe disfarsi. Un suo possibile ritorno all'utilizzo è un'ipotesi da dimenticare, perché ci troviamo a che fare con un edificio che cade letteralmente a pezzi. Il primo prezzo base proposto ai potenziali acquirenti negli anni scorsi era stato di 8 milioni di euro. Ma un pazzo che spenda così tanto per un rudere simile non esiste. Anzi, forse bisognerebbe pagare qualcuno che si preoccupi di rendere l'ingresso est della città di Sciacca un tantino più decoroso di quanto questo palazzo impedisca. Non è il problema più grave della città, ma è pur sempre un simbolo del degrado e dell'abbandono in cui Sciacca purtroppo è precipitata, al centro dell'eterna contesa tra accidia e rabbia che caratterizza ahimè la vita di questa città.