È stata una vera e propria erosione quella che, nel corso del tempo, ha visto i numeri della coalizione di maggioranza ridursi costantemente. E così, dai 15 sostenitori iniziali (su un totale di 24 seggi), oggi a sostenere Francesca Valenti sono rimasti appena in 8 consiglieri comunali. Non trascurando il fatto che tra di loro c'è anche il presidente di Sala Falcone Borsellino Pasquale Montalbano, il cui ruolo non può certamente permettere di annoverarlo tra le avanguardie. Ufficialmente Alberto Sabella fa ancora parte del gruppo, ma non è più un mistero per nessuno la sua insoddisfazione, quella che lo ha visto disertare le ultime sedute consiliari per il mancato rispetto degli accordi interni, quelli che avrebbero dovuto riconoscere (dopo due anni e mezzo) un avvicendamento con un ruolo attivo di governo alla componente Cascio (di quella che fu "Sicilia Futura") in luogo di quella che fa capo all'ex parlamentare Michele Cimino. E ancora: sempre ufficialmente Paolo Mandracchia non si è ancora dichiarato indipendente, eppure tutti sanno come l'ex assessore non abbia ancora digerito il suo licenziamento dalla giunta, e le sue recenti prese di posizione pubbliche sono state più critiche nei confronti del sindaco di quanto potesse fare il più intransigente degli esponenti dell'opposizione.
Ieri il gruppo di Italia Viva di Nuccio Cusumano ha sancito quella che ai più è apparsa come la conclusione definitiva (a meno di clamorose sorprese che, soprattutto in politica, non possono mai essere escluse) di ogni negoziato che potesse registrare il ritorno dei consiglieri Ambrogio, Guardino e Ruffo all'interno dello schieramento di maggioranza. I Cusumaniani hanno battezzato "Punto e a capo 2.0" l'iniziativa annunciata per il prossimo 27 agosto. Iniziativa da loro definita "un nuovo percorso programmatico e di rilancio dell'azione politica locale". Parole fin troppo chiare, che oltrepassano, e in maniera piuttosto netta, ogni possibile interpretazione o metafora. E dire che ci ha provato a lungo il capogruppo Giuseppe Ambrogio a rendersi protagonista del riavvicinamento tra Cusumano e la Valenti. Ma evidentemente, dopo le dichiarazioni pubbliche (nelle quali si è inserito anche il recente scontro con Fabrizio Di Paola sulla versione di quanto avvenuto nel dibattito sulla sfiducia) i renziani saccensi si aspettavano dal sindaco un segnale chiaro, teso a un loro ritorno in maggioranza con la nomina di due assessori, dopo le fibrillazioni dello scorso anno scaturite dall'ormai noto veto (di metodo) opposto dal primo cittadino all'indicazione del nome di Gianluca Guardino.
Fibrillazioni che avevano addirittura fatto pensare che i Cusumaniani potessero essere determinanti perfino nell'approvazione della mozione di sfiducia, malgrado loro abbiano sempre detto che non ne hanno mai avuta l'intenzione. Un riavvicinamento con Italia Viva a cui guardava con attenzione anche Alberto Sabella, convinto che amministrare senza numeri in aula sia un esercizio di stile completamente improduttivo, e convinto da tempo come ormai l'amministrazione politicamente sia un vero e proprio monocolore del Partito Democratico, con un ruolo da indiscusso protagonista del deputato regionale Michele Catanzaro, che impone la sua linea. Una convinzione, quella di Sabella, che richiama alla memoria anche i suoi ripetuti appelli alle larghe intese, con l'obiettivo di superare gli steccati e cercando un dialogo anche con chi in questi anni è stato in opposizione. La sensazione prevalente è che senza numeri in consiglio, e alla luce di un dimezzamento della coalizione vincitrice nel 2017, l'ex assessore della giunta di Vito Bono sia propenso a dire di no alla disponibilità che, finalmente, Francesca Valenti gli avrebbe fornito per l'inserimento in giunta di un rappresentante dell'ala Cascio. Che, eventualmente, non sarebbe lo stesso Sabella ma un altro esponente del raggruppamento, probabilmente il primo dei non eletti della lista di Sicilia Futura, nella fattispecie l'ex consigliere comunale Nino Venezia.
Un centrosinistra a pezzi, dunque. Un centrosinistra che, ancora una volta, fa i conti con una situazione di scontri interni che sicuramente se non appassionano più di tanto l'opinione pubblica hanno in ogni caso la loro importanza, anche se l'opinione pubblica aspetta