uno dei principali siti siciliani destinati al conferimento dei rifiuti a cui, lo scorso 15 luglio, nell'ambito di un'inchiesta che ipotizza una serie di irregolarità ambientali, sono stati apposti i sigilli. I giudici, al termine di un'udienza fiume durata tutta la mattinata, hanno sciolto la riserva accogliendo la richiesta degli avvocati Roberto Mangano, Vincenzo Maria Giacona, Riccardo Rotigliano, Antonella Paternò e Fabio Anile. L'ordinanza era stata firmata dal gip Francesco Provenzano su richiesta del pm Alessandra Russo. Tre gli indagati. Si tratta dei dell'ex presidente di Sicindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, e dei fratelli Lorenzo e Fabio, gestori dell'impianto e responsabili della Catanzaro costruzioni. Il provvedimento aveva chiuso una prima fase di indagini, compiute sin dall’anno 2018 dai carabinieri del nucleo operativo ecologico di Palermo, dirette dalla stessa Procura, "circa le irregolarità tecnico-amministrative dell’impianto e le conseguenti ricadute delle stesse sul territorio, in termini - sottolineavano fonti dell'ufficio inquirente - di contaminazione del suolo e delle acque e di pregiudizio per l’ambiente e per la salute pubblica". Tesi che sono state smentite dai difensori che, per ore, hanno replicato alle contestazioni tecniche e amministrative sostenendo che "ogni aspetto amministrativo e procedurale è sempre stato in regola". I giudici hanno accolto la richiesta di riesame disponendo l’annullamento del sequestro preventivo e ordinando il dissequestro e la restituzione della ”intera area occupata dalla discarica di rifiuti non pericolosi sita in contrada Materano attualmente in gestione alla Catanzaro Costruzioni s.r.l, nonché dell’intero impianto di discarica in essa insistente". Le motivazioni saranno depositate entro 45 giorni.