di potere esprimere delle controdeduzioni in ordine alle decisioni del Comitato Regionale dell'Urbanistica sul Piano Regolatore Generale. È quanto è venuto fuori ieri sera a margine della seduta del Consiglio comunale, preceduta da una accesa conferenza dei capigruppo. Dal Centrodestra, con le firme di Calogero Bono, Giuseppe Milioti e Salvatore Monte, è venuta fuori la proposta di superare il problema delle incompatibilità attraverso la trattazione e l'approvazione di 7 controdeduzioni per "parti separate". La tesi: non si può essere incompatibili su tutte le aree del PRG. Di conseguenza, quelle dove non si hanno interessi diretti possono essere trattate. Una tesi, avallata da diversi professionisti del ramo tecnico, su cui sembra che si contrappongano sentenze diverse, e che dunque non è passata. "Ma con la revisione fatta dal CRU - ha detto Calogero Bono - in pratica non si potrà più fare niente, ed un'intera economia ne pagherà le conseguenze. Consiglieri Bono, Milioti e Monte che oggi sono tornati sul tema, parlando di "pagina nera per la storia del Consiglio comunale, a cui è stato impedito di esercitare il ruolo di indirizzo politico anche su procedimenti di valenza importantissima come l'Urbanistica". Ritengono, i consiglieri comunali, che il Comitato Regionale dell'Urbanistica ha mortificato il comune di Sciacca nella sua interezza, restringendo gli ambiti di pianificazione urbanistica in diverse zone della città, mortificando, anche, legittimi interessi economici di molteplici cittadini". Accusano il resto del Consiglio comunale di non avere inteso trovare alcuna sintesi e nessun approccio collaborativo rispetto alla loro proposta. Auspicano, i consiglieri, che le stesse osservazioni possano essere indipendentemente valutate dal CRU. Sottolineano, infine, che la maggioranza ieri era rappresentata da appena 6 consiglieri comunali, palesando l'assenza di una visione per il futuro, tirando a campare e danneggiando la città. È saltato nuovamente (anche a causa delle numerose assenze) l'esame dello statuto della società consortile che dovrà gestire gli impianti idrici in provincia di Agrigento, nell'ottica di quell'acqua pubblica che, quando deve passare dal "principio" alla "concretezza" si scontra con dubbi e perplessità, a partire dalla difficoltà di potere prevedere quale sarà l'impegno economico di un comune (peraltro oggi strutturalmente deficitario) nel nuovo organismo.