prenderà il volo per l'Ungheria. Le cellule staminali in essa contenute ripopoleranno il midollo osseo di un bambino di 2 anni affetto da leucemia. Una bella storia, non c'è dubbio, quella che nei giorni scorsi è finita sotto i riflettori della stampa nazionale. Una bella storia che, una volta tanto, permette che di Sciacca si parli bene, che questo territorio venga inondato di giuste parole di elogio e complimenti più o meno istituzionali, in una Banca del cordone (quella fondata dal compianto Lillo Ciaccio) che dopo anni difficili (corredati da un'inchiesta giudiziaria poi culminata in un nulla di fatto) è oggi nuovamente in prima linea.
Ma oltre ai complimenti, c'è un lato sicuramente meno bello nella vita della Banca, che opera dentro l'ospedale “Giovanni Paolo II”. Ed è quello che riguarda la sorte di 6 lavoratrici (quattro biologhe e 2 amministrative) che dopo oltre 10 anni di lavoro precario (svolto sulla base di contratti da “borsiste”), lo scorso anno, al culmine di un'attesa snervante su quale sarebbe stato il loro futuro, si sono viste dare in quattro e quattr'otto il benservito dall'amministrazione dell'Asp di Agrigento: niente più proroga del contratto, dunque niente più lavoro.
Il tutto malgrado queste persone, nel corso del tempo, avessero acquisito quello che gli esperti di gestione chiamano “know-how”, ovverosia una competenza sicuramente significativa che, non a caso, negli anni ha visto la Banca del Cordone ombelicale di Sciacca protagonista di almeno una trentina di trapianti in Italia e in Europa.
A ben poco servì l'intervento del sindaco di Sciacca nei confronti del management dell'Asp affinché si scongiurasse il licenziamento di quelle 6 lavoratrici. Fece un appello a trovare una soluzione, Francesca Valenti, non nascondendo la propria preoccupazione per la sorte delle biologhe e delle due amministrative, significando che se la Banca del Cordone di Sciacca era diventata un'eccellenza del sistema sanitario siciliano e di importanza nazionale e internazionale, ciò era stato possibile anche grazie alla dedizione e all'altissima professionalità del personale amministrativo e parasanitario operante presso la struttura che, negli anni – aveva cercato di far notare il primo cittadino - ha garantito competenza e continuità, contribuendo a fare della banca del cordone ombelicale una realtà di rango nazionale e internazionale.
Ma ormai la strada era stata tracciata, e l'appello della Valenti cadde nel vuoto. Eppure dopo quel mancato rinnovo del contratto l'Asp di Agrigento ha stabilizzato una miriade di precari in forza negli ospedali della provincia (compreso naturalmente quello di Sciacca): infermieri, ausiliari, tecnici, psicologi e così via. Eppure non è stato possibile stabilizzare i 6 lavoratori della Banca del Cordone. La spiegazione (per le biologhe) è che erano prive di specializzazione. Ma di questo personale c'era comunque bisogno, altrimenti la Banca del cordone ombelicale avrebbe rischiato di non funzionare più. È stato per questo che l'Asp ha già espletato un nuovo bando per l'assunzione di nuove biologhe da destinare alla Banca del cordone ombelicale ma in possesso di specializzazione. Insomma: una soluzione per le ex borsiste non si è trovata, e queste persone oggi chiedono che non si spengano i riflettori su di loro e su quella che considerano la pesante ingiustizia da loro subita.