È l'escalation continua di contagi da Covid 19 in Sicilia lo scenario da cui scaturisce la disposizione urgente voluta dal commissario dell'Asp di Agrigento Mario Zappia e che, di fatto, stabilisce (o conferma) come il "Giovanni Paolo II" di Sciacca dovrà essere un "ospedale misto" visto che, a dispetto di quanto previsto dalla ormai celebre rete anti Coronavirus, il "Fratelli Parlapiano" di Ribera appare ancora decisamente lontano dall'essere trasformato in Covid-Hospital in tutta sicurezza.
E così, la cosiddetta "area grigia", quella dove stazionano i casi sospetti in attesa di tampone e del suo esito (negli intenti senza alcuna promiscuità con pazienti in ospedale per altre patologie) verrà trasferita in locali diversi da quelli attuali, ovverosia in stanze adiacenti l'Area di emergenza. Un trasferimento che prevede la creazione di 3 stanze dotate di gas medicale con 6 posti di degenza più, ovviamente, i locali di servizio ad uso del personale sanitario. Una disposizione che, negli obiettivi, si rende necessaria per la creazione di un'area Covid con degenza ordinaria e sub intensiva, così come indicato dall'assessore Razza. L'Asp di Agrigento ritiene che questo adeguamento dell'ospedale di Sciacca sia assolutamente necessario e improcastinabile.
Insomma: siamo in emergenza, e in emergenza evidentemente vanno prese decisioni urgenti. E non può certamente sfuggire che tra le firme di questa disposizione di servizio non ci sia quella del commissario ad acta per l'emergenza Coronavirus negli ospedali di Sciacca e Ribera Alberto Firenze, mentre ci sono quelle dei direttori sanitari Mancuso e Migliazzo. E se un provvedimento di questa portata non può essere assunto senza che l'assessore Razza ne sappia nulla, evidentemente l'incarico del risk manager del Policlinico universitario di Palermo non verrà più rinnovato. Anche se è stato Firenze che, nei giorni scorsi, aveva fatto sapere che i posti letto di Terapia intensiva al "Giovanni Paolo II" sarebbero saliti dagli attuali 4 a 10. Prospettive evidentemente necessarie perché, a questo punto, i posti disponibili all'ospedale "Sant'Elia" di Caltanissetta per le cure ai pazienti affetti da Covid cominciano a scarseggiare.
La questione fa tornare alla ribalta tutti i timori su una situazione, quella dell'ospedale di Sciacca, che dopo il primo focolaio di febbraio scoppiato in Medicina ha visto lo stesso sindaco Valenti, oltre al Comitato Civico per la Sanità (che da mesi protesta ogni settimana) mettere in evidenza tutti i rischi connessi con una gestione mista che rischia di pregiudicare la cura di tutte le altre patologie. Situazione rimasta a lungo "borderline" ma, come si dice, "tanto tuonò che piovve", e così il "Covid Hospital" alla fine sarà quello di Sciacca. Un territorio che continua a non venire difeso da nessuno.