ha approvato proprio questa mattina il Rendiconto finanziario del comune di Sciacca relativo all'anno 2019. Due le delibere varate dal funzionario: oltre al Consuntivo infatti è stato approvato anche il Ripiano del disavanzo di 237 mila euro. Pare sia già scattata la fase procedurale che culminerà con la firma del presidente della Regione Nello Musumeci sul decreto di scioglimento dell'attuale composizione di sala Falcone Borsellino. Gli atti adesso finiscono all'assessorato regionale alle Autonomie locali. Al momento il prossimo step sarà la sospensione della validità del consiglio comunale eletto nel 2017, in attesa che venga approvato il provvedimento definitivo. Una norma, quella che disciplina gli atti contabili (compreso il Bilancio), che se manda a casa i consiglieri eletti, mantiene nel pieno delle funzioni il sindaco e gli assessori. Uno scenario noto che, in ogni caso, non ha alcun precedente nella storia. E tuttavia, stando a quanto si apprende, le opposizioni vorrebbero ugualmente tentare (o meglio "ritentare" dopo la prova fallita all'inizio dell'anno) la strada della mozione di sfiducia. Dal Centrodestra, soprattutto, pare che si stia cercando di capire se, prima che il Governatore firmi la fine anticipata della consiliatura, il consiglio possa ancora mantenere quella legittimazione necessaria a firmare e discutere in aula un atto come la sfiducia. Un modo evidentemente per trascinare anche il sindaco in quella che appare una specie di voragine nella quale stanno finendo solo i consiglieri. Da quello che si apprende sono in corso interlocuzioni di tipo legale anche allo stesso livello degli uffici legislativi regionali per capire se ci siano o meno margini di manovra. Aldilà delle "carte bollate" la questione rileva naturalmente sotto il punto di vista politico. La conseguenza estrema della fine dell'agibilità politica potrebbe stavolta convincere coloro che, nella precedente circostanza, furono particolarmente riottosi nello spianare la strada alla mozione di sfiducia. Ecco che, dunque, stavolta non ci sarebbero più scuse, e difficilmente in aula mancherebbero i 15 voti necessari alla fine del mandato della Valenti, compresi quelli di Paolo Mandracchia e degli stessi tre Cusumaniani. Ma in politica non c'è mai niente di scontato. E allora si tenta di capire se il Consiglio comunale di Sciacca possa considerarsi ancora in vita, ancorché come un malato attaccato all'ossigeno della burocrazia, oppure se non sia il caso di riguardare dietro le spalle gli errori commessi. Perché è chiaro che forse l'altra sera qualcuno ha sbagliato a fare i conti. Perché politicamente forse si sarebbe potuto far approvare il Consuntivo (anche con una desistenza) per poi, un minuto dopo, presentare la mozione di sfiducia. Ma con i se e con i ma non si è mai fatta la storia, e questo è un dato che, specialmente oggi, è più chiaro che mai.