L'adesione all'iniziativa dell'ex assessore Paolo Mandracchia, inoltre, assume un significato specifico, una specie di “soluzione finale” che sembra vedere l'ex assessore pronto a vendicarsi (non solo contro la Valenti) due anni dopo la sua mai digerita estromissione dalla giunta.
La questione, tuttavia, si incrocia inevitabilmente con i rilievi tecnici, a partire dai dubbi di più di qualcuno circa la legittimità reale di una iniziativa politica di tale portata a fronte di un consiglio comunale che, dopo la bocciatura del Consuntivo, si appresta ad essere sciolto. Ma qui entrano in gioco altre dinamiche. Lo stesso Calogero Bono oggi al nostro telegiornale conferma l'intendimento dei consiglieri di valutare la presentazione di un ricorso in sede giurisdizionale amministrativa contro la stessa sanzione dello scioglimento del consiglio, considerata “sproporzionata”, soprattutto nella misura in cui venga consentito all'amministrazione di rimanere in carica.
E così, in queste ore, è tutto un susseguirsi di consultazioni di articoli di giornale ma, soprattutto, di atti e sentenze su casi uguali o simili a quello di Sciacca, da Siracusa a Sommatino. Si è scoperto così che, proprio nei mesi scorsi, pronunciandosi sul ricorso dei consiglieri decaduti del comune di Mascali, il TAR di Catania ha definito “inapplicabile in ambito regionale la sanzione dello scioglimento del consiglio comunale in assenza di una specifica disposizione legislativa regionale”. Lo stesso TAR “significa” che la questione viene disciplinata appena da una circolare regionale, che risale al 2013, e non da una norma. Norma che se esiste a livello nazionale, in Sicilia non è mai stata recepita. Anzi, da noi la legge prevede sì lo scioglimento del consiglio comunale, ma per la mancata approvazione del bilancio di previsione, mentre non prevede la stessa cosa per la bocciatura dei rendiconti. Eppure, un'altra legge, la numero 26 del 1993, aveva cercato di colmare la lacuna normativa, ma lasciando il percorso in sospeso, visto che quella legge stabilì lo scioglimento dell'assise a fronte della mancata approvazione degli equilibri di bilancio, ma non del consunvito. Bisogna capire adesso se, giuridicamente, ci sia o meno la possibilità di riconvocare i lavori (cosa da fare non prima dei prossimi 10 giorni e non oltre 30) per tentare la carta della mozione di sfiducia.
Mozione che, rispetto al primo tentativo, stavolta appare più robusta a fronte del fatto che i consiglieri si avviano ad essere dichiarati decaduti e, dunque, non hanno più niente da perdere. Sulla sfiducia presentata nelle scorse ore (sostanzialmente la stessa dei primi del 2020) ci sono così le firme di Calogero Bono, Giuseppe Milioti, Pasquale Bentivegna, Lorenzo Maglienti, Salvatore Monte, Gaetano Cognata, Silvio Caracappa, Carmela Santangelo, Cinzia Deliberto e Paolo Mandracchia. Evidenziano, i consiglieri, che la decisione di bocciare il Consuntivo ha rappresentato per tutti loro una scelta importante, fatta conoscendo le regole del gioco, dunque sapendo a cosa andavano incontro.
L'accusa all'amministrazione Valenti è di essere stata nel corso degli anni “sorda, assente, incapace di tessere rapporti di collaborazione e confronto utili alla crescita, allo sviluppo della comunità, in un’ottica di ripresa a sostegno delle nuove generazioni e di tutti coloro che continuano a credere nelle innovazioni e nelle potenzialità della nostra città”. L'obiettivo dichiarato è di voltare pagina e liberare la città da quello che definiscono un primo cittadino inadeguato. Sottotraccia c'è, naturalmente, la sfida al presidente Pasquale Montalbano a riconvocare i lavori.