e i protagonisti sono perfino venuti alle mani. Sta facendo discutere la vicenda che, si è appreso oggi essere successa a Calamonaci (e non a Sciacca), quella che ha visto i carabinieri dovere intervenire e denunciare un trentasettenne con l'accusa di lesioni personali ai danni di un commerciante di 45 anni. La discussione, come tante se ne leggono ogni giorno, era partita sulla piazza virtuale del social network più famoso per quelli che le stesse forze dell’ordine hanno definito «futili motivi». C'è chi parla di un confronto che si è acceso di commento in commento sull'ultimo DPCM del presidente Conte. Critica di qua, attacca di là, ne sarebbe scaturita una autentica escalation dai toni sempre più INTENSI. E così, tutt'altro che paghi del «botta e risposta» in rete, i due si sarebbero dati appuntamento fuori, per strada, dove hanno continuato l’alterco che, da verbale, si è presto trasformato in fisico. E così, dagli insulti si è in breve passati all’aggressione vera e propria. Al punto tale che per il commerciante rimasto ferito, è stato necessario il ricorso al pronto soccorso dell’ospedale «Giovanni Paolo II" di Sciacca (per fortuna niente di grave), mentre come detto il suo antagonista è stato denunciato. È, questo episodio, piuttosto indicativo di cosa siano diventati oggi, per molte persone, i rapporti sociali e interpersonali.
D'altronde la polemica sul social è dietro l'angolo, e non sempre, talvolta, è necessario essere “leoni da tastiera” per finire trascinati in quel clima di odio e aggressività verbale che, come l'episodio di Calamonaci rivela, non sempre riesce a mantenersi nell'equilibrio del civile confronto di idee più o meno soffocato nella tastiera del computer.
Questo episodio dunque rivela una condizione sociale per la quale oggi è fin troppo facile ricorrere al monito di Umberto Eco, che fece notare come i social media avessero dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Frase che, peraltro, come tante contraddizioni della vita pubblica, viene citata troppo spesso, a partire da coloro che lo stesso scrittore avrebbe annoverato serenamente tra quegli imbecilli. Lo scontro su Facebook è ormai all'ordine del giorno, così come sono stucchevoli quei post impersonali dove l'utente PUBBLICA aforismi più o meno celebri, che il più delle volte manifestano malanimo contro qualcuno (dal cognato all'ex amico) la cui identità è, al resto del mondo, assolutamente ignota. Il social è dunque una specie di sfogatoio, dove il più delle volte ci si prende troppo sul serio, anche se spesso il cosiddetto “hate speech” (gli insulti in rete) è sempre meno governabile, e i protagonisti (i celebri “haters”) la fanno finita solo nel momento in cui ricevono un avviso di garanzia, a dimostrazione che non è che su Facebook puoi diffamare o calunniare qualcuno impunemente. Ma questa è un'altra storia.