del 3 febbraio scorso, con i consiglieri di opposizione che si alzano e abbandonano l'aula. Il giorno è quello della mozione di sfiducia, la prima, quella caduta nel vuoto al culmine della disputa tattica e strategica sui tempi di trattazione, tra assenze giustificate e negoziati tra forze di centrodestra e schegge più o meno impazzite della stessa maggioranza. Di lì a poco arriverà il Covid, e nulla sarà più come prima. È probabilmente questa la sintesi di un rapporto complicatissimo (quasi sin dal primo giorno) tra Francesca Valenti e il consiglio comunale di Sciacca, lo stesso che il presidente della Regione Nello Musumeci ha dichiarato sciolto con il suo atteso decreto, discussa "sanzione punitiva" per la mancata approvazione del conto consuntivo. Consiglio comunale che dunque va a casa, con i suoi poteri attribuiti dalla regione ad un commissario straordinario, il dottor Pietro Valenti, lo stesso funzionario nominato dopo la sospensione della validità dell'organismo. Rimane in carica l'altro organo elettivo del comune di Sciacca, ovverosia il sindaco (gli assessori non sono eletti ma nominati dal primo cittadino). Anche se la partita adesso si gioca sul piano giurisdizionale (visto che solo il ricorso al TAR firmato da 8 persone potrebbe cambiare le cose), politicamente siamo di fronte ad un altro spartiacque, nel senso che difficilmente le carte bollate risolveranno le questioni politiche.
E così vanno in archivio 3 anni e mezzo di coabitazione difficile, per non dire litigiosa, tra consiglio comunale da una parte e sindaco Francesca Valenti dall'altra. Coabitazione fatta di episodi critici, che a più riprese si sono incrociati, generando conseguenze oggettive soprattutto sulla stabilità di una maggioranza che ci ha messo decisamente poco tempo a sfilacciarsi. Perché non è secondario ricordare che se i numeri fossero rimasti quelli originari, oggi il consiglio comunale sarebbe ancora regolarmente in vita. E se è vero che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, uno dei capisaldi della dinamica ha trovato nella maggioranza Valenti un autentico habitat naturale. Con un quadro di ferite mai del tutto rimarginate, a partire da un azzeramento della prima squadra assessoriale che ha visto aumentare giorno dopo giorno gli avversari di una sindaca che è stata perennemente al centro di un tiro di "fuoco amico" incrociato, cosa per la quale Francesca Valenti ha naturalmente delle grosse responsabilità, anche se c'è chi ancora si attarda in una concezione della politica impostata sugli "assalti alla diligenza". Come una specie di catalogo del Don Giovanni, dall'azzeramento degli assessori agli addii di Carmela Santangelo e Cinzia Deliberto, dal "limbo" di Paolo Mandracchia alla insoddisfazione dei Cusumaniani, a suggellare ancora una volta nella storia che quando va al governo il centrosinistra mostra pubblicamente tutte le vulnerabilità di una politica ormai superata.
Ma sulla fine della maggioranza nessun "reverendo" della scena pubblica ha argomenti per fare la predica. Insomma: niente di nuovo sotto questo cielo. Tutti sanno infatti che dai festeggiamenti per la vittoria alle elezioni all'abbandono per infelicità politica il passo è sempre più breve. Alla fine di tutto però la sintesi della politica di oggi ricorda la celebre cavalcata atomica, "scena madre" (questa sì) del "Dottor Stranamore", dove il maggiore King Kong alla guida del suo aereo è costretto a intervenire manualmente per sganciare la bomba per poi, dopo esserci riuscito, urlare di gioia mentre, però, precipita anche lui, a cavallo dell'ordigno.