E' così che il deputato regionale Carmelo Pullara commenta oggi al nostro telegiornale la decisione della Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione che ha detto no al suo arresto. La vicenda giudiziaria che ha coinvolto il deputato licatese è quella scaturita dalla maxi inchiesta denominata "Sorella Sanità" su una serie di presunte corruzioni e turbative d'asta (è proprio questo il reato contestato a Pullara) nell'ambito degli appalti per le forniture a ospedali e aziende sanitarie provinciali.
La Corte di Cassazione ha dunque accolto il ricorso presentato dal deputato licatese, assistito dell’avvocato Giuseppe Di Peri, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame, a cui si era rivolta la Procura di Palermo, che lo scorso agosto aveva ordinato gli arresti domiciliari nei confronti dell’esponente politico. Gli inquirenti avevano chiesto l’arresto di Pullara già nel maggio scorso – insieme ad altre nove persone tra manager, imprenditori e faccendieri – ma il Gip Claudia Rosini aveva rigettato l’applicazione della misura cautelare sostenendo l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. La Procura di Palermo, con il procuratore aggiunto Sergio De Montis e i sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, aveva dunque presentato ricorso al Riesame che – nell’agosto scorso – aveva ordinato gli arresti domiciliari nei confronti del parlamentare agrigentino. Ieri la pronuncia definitiva della Cassazione che ha detto no all'arresto di Pullara. La decisione della Suprema Corte ha spazzato via le nubi su di me e sul mio operato, conclude il parlamentare regionale.