Al centro dell'interesse, soprattutto, l'edilizia scolastica e, in generale, le opere pubbliche. A leggere i dati della stessa Regione sulle scuole siciliane non c'è da dormire tranquilli: il 75% degli istituti non è adeguato alla normativa inerente al rischio sismico e quasi tutti non hanno il certificato di conformità, nella metà degli edifici scolastici siciliani sono necessari interventi manutentivi e versano in condizioni critiche, il 90% dei plessi non è in possesso del certificato di prevenzione incendi, 1 su 10 ha addirittura ancora strutture in amianto da rimuovere al più presto, 1 su 3 è stato costruito tra il 1961 e il 1975, il 18% tra il 1921 e il 1960, solo 1000 sono stati costruiti dopo il 1976, ma non è detto che abbiano rispettato le successive e rigide misure antisismiche.
Per cercare di evitare il peggio nel caso in cui si verifichino delle calamità naturali, sul piatto tornano adesso 165 milioni di euro di finanziamenti statali ed europei a disposizione dei Comuni siciliani per tutti gli adeguamenti del caso, fondi che in passato gli enti locali non hanno saputo o voluto spendere e sono tornati indietro. Le somme saranno spalmate su 3 anni e riguardano anche la progettazione.
Quelle più corpose arrivano dall'Europa per il tramite della Regione: ci sono 25 milioni di euro per comuni e province per avviare verifiche tecniche sugli edifici scolastici e per progettare gli interventi di messa in sicurezza. Poi l'anno successivo ci saranno a disposizione 100 milioni di euro circa per effettuare i lavori. Agli attuali sindaci viene chiesto di fare meglio e più velocemente rispetto al recente passato allor quando si sono persi 17 milioni di euro di fondi non spesi, mentre altri non hanno avviato lavori pubblici riguardanti l'edilizia scolastica pur sapendo di non rischiare di sforare il patto di stabilità.