al posto dei nove attuali Ambiti territoriali provinciali. E' questo uno degli obiettivi del disegno di legge al quale sta lavorando il governo Musumeci per riformare, per l'ennesima volta, il settore. L'annuncio è stato fatto nel corso di una riunione operativa convocata a Palazzo Orleans dal presidente della Regione Nello Musumeci. Attorno allo stesso tavolo, per discutere della riforma, siederanno pure i nove presidenti delle Assemblee territoriali degli Ati e i 5 commissari di Agrigento, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani. «Il caos nel settore idrico - sottolinea il presidente Nello Musumeci - non è più tollerabile e dimostra che la normativa vigente non è più adeguata. La bozza del disegno di legge verrà inviata agli Ati e ci confronteremo anche con l'Anci Sicilia. L'obiettivo è quello di arrivare possibilmente a un testo condiviso a metà gennaio per avviare il relativo iter all'Assemblea regionale». Il nuovo sistema, comunque, da quanto si apprende da fonti interne alla Regione, sarà in stretta continuità con il passato. Nemmeno il tempo, insomma, di completare la riforma precedente che già si pensa a quella successiva, che potrebbe complicare e non di poco la già pachidermica macchina burocratica inerente al settore idrico.
Già in preallarme Comitati, Sindacati e Associazioni di categoria che temono che il futuro affidamento, di questa gestione unica regionale, sia consegnata in mani private così come è già avvenuto in passato, per esempio, con il 75% di reti ed impianti siciliani che l'allora Presidente della Regione Totò Cuffaro regalò sostanzialmente alla multinazionale Veolia. Riforma che spezzerebbe le gambe alla costituendo società consortile pubblica agrigentina già prima di nascere. Dunque, prima la Regione ha dato ai privati le reti, adesso il rischio è che gli consegni anche la gestione unica e totale del servizio. A sua volta, presumiamo che sarebbe assai complicato, per qualsiasi privato, gestire l'acqua a livello regionale riuscendo ad uniformare le specificità dei singoli territori. E' possibile che il mega privato, insomma, a sua volta, si ramifichi in sedi periferiche distaccate, in uffici intermedi, in dirigenti territoriali, amplificando i costi della pletora da mantenere. Ovviamente, ci sarà tempo e modo per capire cosa accadrà prima e nel momento in cui il ddl giungerà in Aula.
In attesa della nuova riforma, la provincia di Agrigento continua a chiudere i conti con la vecchia gestione Girgenti Acque. Il TAR, infatti, ha respinto il ricorso presentato da alcuni soci di Girgenti Acque che si opponevano all'interdittiva antimafia e, di conseguenza, alla risoluzione del contratto tra il gestore privato e l'ATO idrico. Il Tribunale Amministrativo Regionale ha rigettato il ricorso confermando, in sostanza, l'attuale percorso normativo, la risoluzione dell'ATI e l'iter per la nascita della società consortile.