sono questi i territori siciliani individuati nell'ambito della "Carta Nazionale Aree Potenzialmente Idonee" che potrebbero dover ospitare un deposito di scorie radioattive. Sette le regioni al momento prescelte a livello nazionale. Oltre alla Sicilia ci sono anche Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata e Sardegna. Non era difficile immaginare che la vicenda potesse aprire un dibattito e che generasse preoccupazioni, a partire da quelle dei sindaci dei comuni al momento selezionati che hanno già fatto sapere di non essere d'accordo, dicendosi sorpresi, sgomenti e preoccupati. Il sindaco di Petralia Sottana Leonardo Neglia ha fatto notare peraltro che il suo comune è sede dell'Ente parco delle Madonie. "Da un lato - dice - si vuole la protezione della zona, dall'altro si vogliono seppellire scorie nucleari". Sono insorti anche i primi cittadini di Butera Filippo Balbo, di Trapani Giacomo Tranchida e di Castellana Sicula Franco Calderaro. Intendono tutti opporsi a questo programma, e non sopportano che il tutto sia stato deciso nella massima segretezza. E sembra decisamente servire a poco alle popolazioni interessate sapere che il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi sarà realizzato in un ambito di massima sicurezza. Si tratterebbe infatti, stando a quanto si apprende, di una struttura con barriere ingegneristiche barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard dell'Agenzia Internazionale Energia Atomica, che consentirà (in prospettiva) la sistemazione definitiva di circa 78000 metri cubi di rifiuti di bassa e media attività, tra scorie derivanti dall'esercizio dello smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica a quelle dalla ricerca in medicina nucleare e dell'industria.
È un tema che vede l'Italia in ritardo rispetto ai paesi membri dell'Unione Europea, tanto che siamo finiti (anche su questo argomento) sotto procedura di infrazione. Ma intanto anche i politici della regione contestano il piano. A nome del governo Musumeci ho fatto l'assessore all'energia Alberto Pierobon, che nel far notare come la Sicilia abbia già dato tanto dal punto di vista ambientale, ha già detto che tra le zone individuate per l'eventuale realizzazione del deposito di scorie radioattive, quelle siciliane sono le meno adatte. Il procedimento è in atto, ma si annuncia un forte braccio di ferro. Dopo l'individuazione definitiva del sito saranno necessari 4 anni di lavori. E mentre il parlamentare regionale grillino Nuccio Di Paola ha già promosso disegno di legge per la dichiarazione di territorio siciliano denuclearizzato, per Carmelo Pullara "niente di più grave poteva inaugurare il 2021 dopo mesi di ansia e preoccupazione a causa della pandemia".
Sul tema a dire di no e anche "BC Sicilia", organizzazione ambientalista per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, che parla di ipotesi irricevibile, chiarendo anche come la Sicilia si caratterizzi per una serie di parametri che sconsiglierebbero la realizzazione di un centro di stoccaggio perpetuo di scorie nucleari a partire dalla sua alta sismicità. No anche da Claudio Fava, per il quale le aree interne della Sicilia non bisogno di investimenti, non di rifiuti radioattivi. Michele Catanzaro ha presentato un'interrogazione per chiedere al governo di opporsi a questo progetto, considerato che la Sicilia - dice - "non può puntare sul turismo agricoltura se poi deve anche smaltire i rifiuti radioattivi, con una decisione che - il parlamentare saccense definisce senza mezzi termini - umiliante".