per il primo atteso pronunciamento da parte dei giudici amministrativi in ordine al ricorso presentato da 8 dei 24 consiglieri comunali di Sciacca contro il decreto di scioglimento dell'organo elettivo deciso dal presidente della Regione per la mancata approvazione del conto consuntivo. Ricorso che contiene le firme di Pasquale Bentivegna, Calogero Bono, Silvio Caracappa, Gaetano Cognata, Lorenzo Maglienti, Paolo Mandracchia, Giuseppe Milioti e Salvatore Monte, i quali hanno chiesto al Tribunale Amministrativo Regionale di annullare (previa sospensione) il provvedimento della Regione. La contestazione più importante contenuta all'interno del ricorso al TAR è quella che fa riferimento alla presunta assenza di una norma vera e propria che sancisca la sanzione dello scioglimento del consiglio di fronte alla mancata approvazione di un rendiconto, visto che questa verrebbe disciplinata da una mera circolare regionale. Un punto, questo, su cui dentro il ricorso si cita come precedente quello del comune di Mascali, mentre per un altro caso simile che si è verificato a Siracusa i pronunciamenti della giustizia amministrativa sono stati di diverso tenore. Ben diversa è invece la questione dello scioglimento dei consigli comunali a fronte della mancata approvazione del bilancio di previsione, punto su cui invece esiste una norma specifica che appare inequivocabilmente incontestabile. E a Siracusa in particolare la battaglia contro lo scioglimento del consiglio è tuttora in corso, e non ha ancora visto i consiglieri comunali arrendersi. Sono, al contrario, sempre più agguerriti a sostenere la loro tesi, citando sentenze amministrative specifiche che sarebbero andate in direzione diversa rispetto alle decisioni assunte dalla Regione. Pare che la questione sia tornata recentemente all'attenzione dello stesso ufficio legislativo del presidente della Regione, per gli approfondimenti del caso. Nel frattempo il consiglio comunale di Sciacca (sciolto ai primi di dicembre) è stato sostituito dal commissario straordinario Pietro Valenti, lo stesso che era già stato nominato per approvare il consuntivo della discordia. La vicenda ha assunto anche chiare inevitabili connotazioni politiche. La prima riguarda il tentativo un po' sui generis (a consiglio non ancora sciolto ma comunque sospeso) di presentare una nuova mozione di sfiducia, dopo il fallimento di un altro tentativo, quello risalente a un anno fa; la seconda è emersa dopo che Francesca Valenti si è costituita in giudizio contro il ricorso dei consiglieri comunali, chiarendo - di fronte alle polemiche - di essere stata costretta a farlo dall'impugnazione di atti specifici del comune fatta dai consiglieri ricorrenti. Una vicenda che, nel mezzo della pandemia, ha il sapore di una vertenza Renzi-Conte in piccolo, anche se non ci sono precedenti nella storia cittadina di consigli comunali che sono stati mandati a casa mentre il sindaco ha potuto continuare a lavorare. Il pronunciamento del TAR in programma tra 13 giorni potrà definire meglio i contorni di una vicenda che evidentemente non è ancora conclusa e da cui, come in una sorta di effetto domino, potrebbero venire fuori nuove interessanti conseguenze, e questo anche se in questa fase i cittadini hanno la testa altrove.