eolico offshore galleggiante. L'iniziativa, che dovrebbe vedere la luce entro il 2023, è del gruppo imprenditoriale Toto. Numeri alla mano, si tratterebbe di uno dei parchi eolici galleggianti più grandi del mondo, il primo nel mar Mediterraneo, per un investimento di oltre 9 miliardi di euro. Il progetto, per il quale si è già avviato con buoni risultati l'iter autorizzativo, prevede l'installazione di 190 torri eoliche, distanziate 3 chilometri e mezzo l'una dall'altra, che potranno generare una potenza di 2,9 gigawatt, con un fatturato annuo di circa un miliardo di euro. Le pale gireranno in mezzo al mare, ma la base che sorregge le lunghe torri è una piattaforma galleggiante, ancorata al fondo del mare. Una specie di zattera che può raggiungere aree dove l'intensità delle correnti si fa più forte. Il parco nascerà tra la costa occidentale della Sicilia e Tunisia, ed occuperà uno spazio non inferiore a 18 milioni di metri quadrati di mare che sarà sottratto alle attività di pesca delle marinerie siciliane. Questa quantomeno è la richiesta di concessione demaniale. E' chiaro che tale opera andrebbe ad interferire, e non poco, con il lavoro, in particolar modo, delle marinerie di Sciacca, di Mazara del Vallo e delle Isole Egadi, da anni già piuttosto in crisi sia per la contrazione dei mercati sia per la diminuzione della materia prima sia per le spesso cervellotiche decisioni della Comunità Europea. Del progetto faraonico, riportato da tutti i siti specializzati, ha parlato anche “Il Sole 24 Ore” con tutte le sue rilevanze economiche ed imprenditoriali. “Per l’Italia e per la Sicilia sarà un investimento imponente, che avrà un significativo impatto sull’economia dell’isola anche sul fronte dell’occupazione – spiega al Sole 24Ore Riccardo Toto, direttore generale di Renexia.
Dal punto di vista politico, il primo a denunciare l'evolversi di questa vicenda è l'eurodeputato siciliano Ignazio Corrao che, se da un lato sottolinea l'importanza dell'obiettivo green di produzione di energia rinnovabile, dall'altro parla di “progetto folle, di impatto ambientale enorme e di fine dell'attività di pesca in un'ampia porzione di Mediterraneo”. Corrao parla anche di beffa poiché, a quanto pare, l'energia prodotta dall'impianto non verrà utilizzata dai siciliani, ma verrà trasferita altrove attraverso un cavidotto che passerebbe da Termini Imerese. L'eurodeputato, quindi, si chiede: “Cosa ci guadagnano la Sicilia, le comunità costiere, i pescatori siciliani, la nostra biodiversità marina”? Corrao, quindi, chiede lumi al neo assessore regionale al ramo Tony Scilla, anche se si tratta, ovviamente, di autorizzazioni ministeriali.