Non è bastato lo slittamento di un anno (dal 2018 al 2019) della decorrenza dei discussi conguagli delle bollette idriche decisa dall'ATI. Dopo i dubbi manifestati dal Centro studi "De Gasperi", che col presidente Stefano Scaduto ritiene illegittima la retroattività delle tariffe, e dopo le critiche che neanche il Comitato Intercomunale per l'Acqua Pubblica ha mosso all'Assemblea Territoriale Idrica, la questione è al centro di una polemica nella quale oggi si inseriscono anche gli ex consiglieri comunali del centrodestra di Sciacca. I quali vanno oltre la stessa questione dei conguagli per affermare che il mito dell’avvento dell’acqua pubblica è svanito come una bolla di sapone. Rivendicano il fatto che dubbi, perplessità e preoccupazioni da loro espressi, e che li avevano etichettati addirittura come "oppositori dell'acqua pubblica" adesso sono diventati "legittimi interrogativi". E pongono, alla presidente dell'ATI Francesca Valenti, una raffica di interrogativi. Vogliono sapere, in particolare, che fine abbiano fatto i finanziamenti che sarebbero andati perduti se la società consortile non fosse stata approvata, che fine abbiano fatto l'atteso rifacimento delle reti idriche, la questione non ancora risolta dei comuni non consegnatari di reti ed impianti e il piano finanziario. Per gli ex consiglieri di centrodestra di Sciacca è chiaro che la vicenda sia precipitata in un ingiustificato oblio frutto di quella che viene definita "una gestione inconcludente da parte dell’ATI". Dichiarano, poi, di non avere capito cosa intendesse il sindaco quando ha parlato di risultati raggiunti in materia di servizio idrico, perché - sostengono - "siamo nel 2021 ed oltre alla lunga attesa ingiustificata ancora oggi molti saccensi pagano le bollette più alte d’Italia, sono alle prese con le bollette sui conguagli idrici e, in diverse occasioni, per colpa dei famosi guasti, sono costretti a comprare acqua dai privati. Insomma: lo scenario attuale non è certamente quello in cui la città di Sciacca possa disporre concretamente dell'annunciata acqua pubblica. Ma torniamo alla vicenda dei conguagli, che approda all'Assemblea Regionale Siciliana. Vicenda su cui, infatti, il parlamentare regionale agrigentino del Movimento 5 Stelle Giovanni Di Caro è intervenuto per sostenere che non devono essere i cittadini dell'Agrigentino a dovere pagare i debiti e i fallimenti accumulati da chi ha chi ha gestito il servizio idrico. Il deputato definisce così "scriteriata" la decisione dell’Ati di Agrigento anche da un punto di vista legislativo, dato che la legge 296 del 2006 prevede che gli enti locali deliberino le tariffe e le aliquote relative ai tributi di loro competenza entro la data fissata da norme statali per la deliberazione del bilancio di previsione. Una delibera che secondo Di Caro non sta né in cielo né in terra, perché - sostiene - i cittadini non possono subire la gestione allegra del servizio idrico dell’Agrigentino. La vicenda è pronta ad essere discussa in commissione Ambiente dell'ARS, della quale Di Caro ha chiesto la convocazione urgente, alla presenza del dirigente generale del dipartimento acqua e rifiuti della Regione Siciliana Calogero Foti e i responsabili del servizio idrico dell’Agrigentino.